La fotografia del bacio tra due giovani nel corso degli scontri a Caracas è diventata il simbolo delle proteste contro il governo in Venezuela che, dallo scorso febbraio, hanno finora causato la morte di 34 persone e il ferimento di 461, secondo il bilancio fornito dal Procuratore Generale della Repubblica, Luisa Marvelia Ortega Díaz. In particolare, 25 dei 31 morti e 318 feriti erano civili, mentre 6 morti e 143 feriti sono agenti delle forze di sicurezza o funzionari pubblici. Durante episodi violenti a margine delle proteste, 1854 persone sono state fermate e si sono registrati anche degli “eccessi” della polizia ma, secondo quanto dichiarato da Ortega Díaz, si è trattato soltanto di alcuni casi isolati.
Intanto l’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Unione Europea, Catherine Ashton, ha ammesso di recente le proprie preoccupazioni riguardo alla crisi venezuelana, affermando: “Condanniamo l’intolleranza e l’uso della violenza da tutte le parti, e siamo preoccupati da notizie su un presunto uso eccessivo e sproporzionato della forza da parte delle forze di sicurezza. Spetta alle autorità garantire che tutti i cittadini possano esercitare il loro diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione e ci uniamo all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani nel ricordare che il governo deve garantire che le forze dell’ordine agiscano in linea con le norme internazionali”. D’altra parte, Ortega Díaz ha così dichiarato: “Una delle grandi menzogne che circolano è che lo Stato venezuelano viola i diritti umani. Questo non è vero!”.
Il governo venezuelano, nel frattempo, ha annunciato che le perdite per i danni causati dalle proteste nell’ultimo mese ammontino a una cifra pari a 10 miliardi di dollari. “Hanno distrutto le università, che lo sappia tutto il mondo”, ha dichiarato ieri il Presidente Nicolás Maduro, riferendosi agli attacchi contro le installazioni dell’Universidad Nacional Experimental Politécnica de la Fuerza Armada Nacional (UNEFA), nello Stato di Táchira, e contro le strutture della missione Barrio Adentro a Cabudare, nello Stato di Lara.
L’immagine internazionale del Paese, nello stesso momento, peggiora sempre di più. Dopo l’annuncio di Air Canada di sospendere alcuni voli che collegano il Venezuela al Canada, alcune compagnie aeree hanno annunciato di ridurre la frequenza mentre altre stanno valutando il ritiro, e le motivazioni non riguardano soltanto le questioni riguardanti la sicurezza dei passeggeri, ma anche le questioni economiche. Le compagnie aeree internazionali, infatti, faticano a convertire in dollari i ricavi ottenuti in bolívares fuertes a causa delle restrizioni cambiarie in corso, e soprattutto il doppio regime di cambio (ufficiale e “nero”), che compromettono il rimpatrio dei fondi guadagnati nel Paese sudamericano.