Russia fuori dal G8, Berlusconi sta con Putin: “Decisione avventata”
Contro l’ipotesi di tenere fuori la Russia dal numero dei grandi interviene Silvio Berlusconi che, in una nota diramata nel pomeriggio, definisce “avventata e antistorica” la decisione dei leader riuniti all’Aja: “Trovo antistorica e controproducente la decisione dei leader riuniti all’Aja di escludere la federazione russa dal G8 di ieri. Questo contraddice il lungo e ponderoso lavoro diplomatico portato avanti dall’Italia e dai governi da me presieduti per includere a pieno titolo la Russia nel consesso delle democrazie occidentali”.
L’ex premier si vanta, poi, di essere stato il primo uomo politico occidentale ad aver avvicinato la Russia ai paesi della Nato: “Sono stato io, infatti, nel ’94 a invitare per primo il presidente Eltsin al G7 di Napoli e nel 2001 a trasformare il G7 in G8 con il presidente Putin a Genova. E ancora nel 2002 a volere e a concludere l’alleanza strategica tra la Nato e la Russia celebrata al vertice di Pratica di mare. Trovo davvero avventate e lontane da questo spirito costruttivo – conclude Berlusconi – tutte le decisioni prese in queste ore dalle diplomazie occidentali”.
Il comunicato rilasciato, al termine della conferenza dei 7 grandi della terra, ha condannato fortemente il comportamento di Putin in Crimea – non riconoscendo di fatto l’annessione di quest’ultima alla Russia – e annuncia nuove sanzioni in caso di un escalation delle operazioni militari nella regione, ormai, al “confine” con l’Ucraina.
Nella conclusione del documento ufficiale si invita Mosca a “rispettare l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina, cominciare discussioni con il governo ucraino e rendersi disponibile alle offerte di mediazione internazionale”. I leader, inoltre, osservano che il supporto della Russia alla missione dell’Osce “è un passo nella direzione giusta”.
Ora l’esclusione – sarebbe meglio dire la sospensione – della Russia dall’esclusivo club delle potenze economiche mondiali è diventata formale, ufficiale: Van Rompuy ha annunciato che il G8 di Sochi, previsto a Giugno, non si terrà, sarà organizzata un’altra riunione a Bruxelles nello stesso mese alla quale, la Russia, “non è invitata”.
Il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, sempre da L’Aja, ieri ha risposto con un po’ di ironia alla decisione: “non siamo aggrapati al formato G8, che è un club informale, non c’è una partecipazione formale per cui nessuno può essere espulso per definizione, se i nostri partner ritengono che questo formato non ha più futuro, bene così sia. Non consideriamo una tragedia se non si riunisce”.
Ma già oggi dal Cremlino aggiustano il tiro, come testimoniano le parole del portavoce di Putin Dimitri Peskov “ la Russia è interessata a mantenere i contatti con i Paesi del G8, anche al più alto livello” ha detto, precisando poi che nessuno degli appartenenti al G8 ha ancora notificato la cancellazione di incontri bi-laterali già concordati ( riguardanti lotta al terrorismo, al narcotraffico etc…).
Nonostante l’apertura al dialogo di Mosca, da Washington non si vuole cedere nemmeno un centimetro a Putin: “le azioni della Russia in Ucraina e in Crimea minano le fondamenta dell’architettura della sicurezza globale e mettono in pericolo la pace e la sicurezza in Europa. Ucraina e Stati Uniti ribadiscono che non riconosceranno l’illegale tentativo della Russia di annettere Crimea. La Crimea è una parte integrante dell’Ucraina e gli Stati Uniti continueranno ad aiutare l’Ucraina ad affermare la sua sovranità e l’integrità territoriale”.
Anche dalla NATO sbattono la porta in faccia a nuove ipotesi di confronto con la Russia, infatti, il segretario dell’”alleanza atlantica”, Anders Fogh Rasmussen, ha detto: “siamo concentrati per fornire un deterrente ed una difesa effettivi, tutti gli alleati della Nato possono essere sicuri della nostra determinazione a fornire una difesa efficace e abbiamo tutti i piani per farlo”.
A Kiev, nel frattempo, è “saltata la testa” del ministro della Difesa Tenyuk (respinte alla prima votazione della Rada, accettate alla seconda), colpevole di aver permesso a Mosca di prendere il controllo della Crimea senza, praticamente, incontrare resistenza.