Riforma Stato: Renzi potrà rimuovere i Ministri
‘Cambiare verso’, citava lo slogan con cui Matteo Renzi si candidava alle primarie per la leadership Pd. Ora che l’ex sindaco di Firenze è inquilino di Palazzo Chigi quello slogan potrebbe essere rivisto con ‘cambiare tutto’. Ed infatti Renzi lunedì presenterà un progetto di riforma dei poteri eclatante: revisione del bicameralismo perfetto, riforma del Titolo V, abolizione delle Province, esame preferenziale ed accelerato dei disegni di legge del premier e, soprattutto, revoca diretta da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Di fatto, però, la vicenda non era partita con tutti i favori del pronostico: infatti ieri, nella Commissione Affari Costituzionali al Senato, il parere del Governo era stato battuto per ben due volte circa il progetto di revisione delle Province. L’emendamento che restituiva le competenze di edilizia scolastica agli enti che Renzi si è proposto di superare (le province, appunto) veniva approvato nonostante il ‘no’ della maggioranza, mentre il secondo emendamento a nome del relatore, Russo, che fissava un tetto all’indennità dei presidenti delle Province, veniva anch’esso bocciato clamorosamente.
La questione dei due stop sembra, comunque, essere stata incassata bene da parte del Governo che ha ripreso a macinare al fine di preparare il campo adatto a Renzi per il prossimo lunedì. Con l’introduzione del potere di revoca dei Ministri, però, la battaglia parlamentare si farà più dura perché, se da un lato l’iniziativa ha trovato l’assenso da parte dei berlusconiani (dai quali, in verità, è partito il tutto attraverso un progetto sottoposto al parere del Ministro delle Riforme Boschi e che ha trovato da subito favorevole il diretto interessato, Renzi), dall’altro rischia di scatenare un vero e proprio Vietnam da parte di coloro che desiderano mantenere il Presidente del Consiglio dei Ministri come un ‘primus inter pares’ piuttosto che apporgli un ruolo sovraordinato rispetto i titolari dei vari Dicasteri.
Daniele Errera