Dolce e Gabbana, il Procuratore generale “Assolveteli dall’accusa di evasione” e cita la Fiat che se ne va in Olanda
Dolce e Gabbana alle prese con l’accusa di aver evaso il fisco. Ieri il sostituto procuratore generale di Milano, Gaetano Santamaria, ha chiesto l’assoluzione per gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, nel processo di secondo grado per l’accusa di concorso in omessa dichiarazione dei redditi.
In primo grado i due stilisti sono stati condannati a un anno e 8 mesi. Una condanna della quale viene chiesta la conferma, invece, da parte dell’Agenzia delle Entrate, che si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Gabriella Vanadia. Per Vanadia “il dolo dell’evasione c’è stato” da parte degli imputati e “l’evasione è stata particolarmente rilevante”.
Per il sostituto procuratore generale il fatto non sussiste: “Una condanna penale contrasta con buon senso giuridico”. E ha aggiunto: “come cittadino contribuente italiano posso indispettirmi e magari sono contento che la Finanza accenda un faro e allora posso anche aspettarmi l’intervento su Marchionne e sulla Fiat quando trasferiranno la sede legale in Olanda”, ma “come operatore del diritto devo dire che sono operazioni legittime”.
“Sapete cosa significa per un’azienda avere la Guardia di Finanza in sede? Per Dolce e Gabbana l’invasione della Gdf è stata anche un colpo alla credibilità del marchio”, ha affermato in aula il sostituto pg, sostenendo anche che Dolce e Gabbana sono “impegnati tra stoffe, modelli, modelle, ricevimenti, sono dei creativi e non me li immagino a gestire schemi di abbattimento fiscale”. Con l’operazione “Gado”, ha spiegato, gli stilisti «invece di pagare le tasse in Italia hanno pagato solo il 4% sulle royalties in Lussemburgo”.