La crisi economica non è, come ci ricorda Crozza (prendendosi gioco di Renzi), “una parola vuota”. Gli effetti sono tangibili, quantizzabili. Ce lo ha ricordato, quest’oggi, il Ministero dell’economia e delle finanze che ha pubblicato le statistiche relative alle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche dell’anno di imposta 2012. Premessa: “nel 2012 il PIL ha avuto una consistente contrazione (-0,8% in termini nominali e -2,5% in termini reali) in controtendenza rispetto al la lieve ripresa registrata nei due anni precedenti (2010 e 2011, ndr)”.
Reddito complessivo. Nel 2012, i contribuenti regolari sono 41,4 (+0,2% rispetto all’anno precedente). Questi, hanno dichiarato un reddito totale di circa 800 miliardi di euro; rispetto al 2011, confrontandoli omogeneamente, il reddito complessivo risulta essere aumentato dell’ 1,4% grazie “alla crescita dei redditi da pensione” (+2,1%) e all’ingresso “a tassazione ordinaria dei soggetti che sono stati costretti a fuoriuscire dal vecchio regime dei minimi”.
Il reddito medio sale dello 0,5% rispetto al 2011 ed è di 19,750 euro (lordi, quindi molto meno) e “se si sposta l’attenzione sul reddito complessivo dichiarato dal contribuente mediano”, esso scende a 15.564 euro (sempre lordi, naturalmente). “Ciò significa che la metà dei contribuenti non supera tale valore”. La regione con il reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (23.320 euro) e la Calabria è il fanalino di coda (14.170).
Chi detiene la ricchezza. La distribuzione sempre più diseguale della ricchezza è certamente la conseguenza più drammatica della crisi economica. In Italia, il 5% dei contribuenti con i redditi più alti, possiede il 22,7% della ricchezza totale. Il 90% dei contribuenti, invece, dichiara di avere un reddito medio complessivo che non supera i 35.819 euro. I più ricchi, comunque, rimangono i lavoratori autonomi (reddito medio di 36.070 euro); seguono i lavoratori dipendenti (20.280 euro), gli imprenditori (17.470) e infine i pensionati (15.780). Rispetto al 2011 sono comunque aumentati i redditi da pensione e da lavoro dipendente (rispettivamente +1,7% e +1,3%) e diminuiti quelli legati ad attività autonome: impresa (-8%), lavoro autonomo (-14,7%) e partecipazione (-4,9%).
La situazione rispetto al 2008. Rispetto all’ultimo anno prima della crisi, le differenze sono ben visibili: 350 mila lavoratori dipendenti meno, 190 mila pensionati in meno, 32 mila imprenditori in meno e 138 mila soggetti in meno che dichiarano reddito da partecipazione. I lavoratori autonomi, invece, sono aumentati (+128 mila). Tenendo conto dell’inflazione, il reddito medo dichiarato dagli autonomi è diminuito del 14,3%, quello degli imprenditori dell’11% e quello dei lavoratori dipendenti del 4,6% mentre il reddito medio da pensione è aumentato del 4,6%.
Giacomo Salvini