Prima di recarsi in Arabia Saudita, dove è in programma un incontro con il re Abdullah, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama termina il suo “tour” europeo a Roma. Oltre agli incontri ufficiali, come quelli con Papa Francesco I, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il Primo ministro Matteo Renzi, Obama visiterà alcuni dei patrimoni artistici della capitale italiana. Durante la sua visita sarà affiancato dal Segretario di Stato John F. Kerry, che era stato a Roma meno di tre settimane fa per la riunione internazionale sulla Libia promossa presso il Ministero degli Affari Esteri. Per Obama si tratta della prima visita a Roma dall’elezione di Papa Francesco I, e proprio l’incontro con il pontefice è al centro dei programmi dello stesso Presidente statunitense.
Saranno 36 ore intense, ma più difficili da gestire dopo l’ennesimo scandalo dei servizi segreti: tre agenti statunitensi sono stati rimpatriati dai Paesi Bassi e sospesi per “motivi disciplinari” dal servizio dopo una notte brava ad Amsterdam. Già nel 2012, in Colombia, alcuni agenti dei servizi segreti furono trovati ubriachi in compagnia di prostitute e, di conseguenza, fu adottato un regolamento che vieta agli agenti di bere almeno 10 ore prima di prendere servizio durante le missioni ufficiali.
Tuttavia, l’affidabilità internazionale nei riguardi dei servizi segreti degli Stati Uniti è compromessa ormai dallo scoppio del caso “Datagate”, fatto esplodere dall’ex agente della National Security Agency (NSA) Edward Snowden. A tal proposito, secondo il quotidiano statunitense The New York Times, la NSA avrebbe penetrato anche i server della Huawei Technologies, ovvero la società cinese di produzione e commercializzazione di apparecchiature di rete e telecomunicazioni a livello globale, per spiare anche il governo di Pechino. L’operazione, denominata “Shotgiant”, mirava a controllare appunto le principali autorità politiche cinesi e a bloccare eventuali operazioni di spionaggio cinese. Inoltre, la NSA avrebbe cercato di usare Huawei Technologies per accedere alle reti vendute a Paesi come Cuba, Iran e Pakistan.
Il National Security Council (NSC) ha precisato che le operazioni di intelligence erano finalizzate alla sicurezza, quindi non ad aiutare le aziende americane: d’altronde, nel corso degli ultimi anni, le autorità statunitensi hanno tentato di limitare gli investimenti di Huawei Technologies negli Stati Uniti secondo alcuni sospetti di connivenza tra la stessa società delle telecomunicazioni e l’esercito cinese. Tuttavia, simili rivelazioni contribuiscono soltanto a ridurre la fiducia del pubblico nei riguardi di Internet.