Il Corriere della Sera intervista Pier Silvio Berlusconi circa un suo coinvolgimento alle elezioni europee del prossimo maggio. Il suo nome, come quello delle sorelle Marina e Barbara, era circolato insistentemente come capolista di Forza Italia in una delle varie circoscrizioni. Ma nel colloquio con Paolo Pica ha messo al corrente di aver rifiutato categoricamente un proprio inserimento nelle liste per Bruxelles e Strasburgo.
Pier Silvio esordisce così: “non si fa politica per successione”. E continua: “non potrei mai candidarmi tanto per mettere il mio nome sulla lista. Non è serio”, non precludendo in un futuro (non si sa se prossimo o remoto) interessamento diretto del partito fondato dal padre. Ed infatti, poi, aggiunge come “mai dire mai, magari tra una decina d’anni, chissà. Considero la politica qualcosa di serio e alto. Anche in politica bisogna crescere e acquisire competenze”.
Pica, giornalista del Corriere, gli fa notare, però, come egli sia entrato in Mediaset proprio da “figlio di”. Il giovane Berlusconi replica come abbia “la fortuna, e la responsabilità, di essere figlio di un imprenditore che ha fatto nascere la tv privata in Italia. Dubito, tuttavia, che sarei rimasto in sella se non avessi mostrato talento televisivo, capacità e impegno. In azienda sono entrato in punta di piedi e, a ogni prova, sono aumentate le responsabilità”. E sull’ “aggressione ingiustificata” di cui sarebbe stato bersaglio Berlusconi senior, Pier Silvio afferma come “il miglior modo in cui io posso aiutarlo è occuparmi al meglio di Mediaset”.
Mediaset, secondo il vice presidente del Gruppo Mediaset al centro di fuochi incrociati dalla discesa in campo del Cavaliere (1994): “l’impegno politico di mio padre è costato a quest’azienda uno stato di pressione continuo ed esagerato dal ‘94: tenere nel mirino noi per ostacolare lui. Quante cose avremmo potuto fare e invece..”. Ad esempio, ipotizza Berlusconi: “una naturale collaborazione tra telefonia e contenuti video. Un’alleanza tra noi e Telecom? Le reazioni? Apriti cielo, impossibile procedere. E per il Paese è stata una perdita secca”. Una mancata join venture che, comunque, non ha alienato la possibilità alla società di fare utile (9 milioni) e di ridurre l’indebitamento (-22,8%): “sono orgoglioso del bilancio 2013”, afferma l’editore Mediaset: “622 milioni di risparmi ottenuti con un anno di anticipo e superando ampiamente l’obiettivo del piano triennale fissato a 450 milioni. Risparmi ottenuti, tengo molto a questo punto, senza un piano collettivo di licenziamenti, né vertenze sindacali. Sia chiaro che è stata una scelta e un’assunzione di responsabilità. Perché è più facile, tanto più facile, tagliare mandando a casa le persone”.
Daniele Errera