26 marzo, l’alba della Comune di Parigi: il ricordo che fu di Trotsky
Gli appassionati di storia sapranno che ieri, 26 marzo, era la data di una ricorrenza; ricorreva infatti l’alba del primo giorno della Comune di Parigi.
Nella data del 26 marzo, infatti, si sarebbero tenute nel lontano 1871 le elezioni che avrebbero consegnato alla Capitale di Francia quello che sarà il primo governo socialista della storia, una breve esperienza di appena tre mesi che tuttavia ha un posto particolare per aver rivelato all’uomo nuovi modelli di organizzazione politica e sociale. E’ noto che l’esperienza della Comune di Parigi costituisce agli occhi di uno storico un evento di per sé già particolarmente complesso e concitato, un primo evidente segnale di cambiamento delle dinamiche politiche e sociali che, parallelamente all’avvento nella storia del marxismo, caratterizzeranno infatti l’intero corso del XX secolo.
Eppure gli storici sanno che paradossalmente saranno proprio le libere elezioni indette dai vertici del Comitato Centrale l’evento che per l’esperienza della Comune si rivelerà fatale, una fatalità, che secondo una lettura troskista degli eventi, non è tuttavia propriamente così casuale, ma è figlia di una serie di errori, non solo esclusivamente politici, ma anche squisitamente umani, che ineluttabilmente faranno poi crollare in un mucchio di polvere le nobili volontà dei rivoluzionari parigini.
La scelta infatti di “sostituire la rivoluzione proletaria”, così come è chiamata dal leader della Rivoluzione d’Ottobre, Lev Trotsky ( leader passato allo storia per essere stato il teorico della cd. ‘rivoluzione permanente‘ e della necessità del suo ‘internazionalismo‘, principale avversario politico di Josif Stalin durante le fasi che, dopo la morte di Lenin nel 1922, ne vedranno poi l’ascesa ai vertici del partito comunista fino alle forme dell’assolutismo, una rivalità aspra quella tra i due, tanto da concludersi con la violenta morte di Trotsky in Messico nel 1940) con una ‘riforma piccolo borghese‘ che mirava all’autonomia comunale, sarà infatti ciò che impedirà alla prima esperienza rivoluzionaria socialista che il mondo abbia mai visto di concludersi secondo quello che sarebbe stato poi il suo naturale esito, almeno secondo una prospettiva trotskista, ossia l‘internazionalizzazione stessa dell’esperienza.
Com’è noto la Comune è un evento della storia che si consuma parallelamente e in coincidenza con l’inizio, si direbbe, dell’età Bismarkiana; in seguito infatti agli insuccessi delle campagne militari di Napoleone III contro i nemici di sempre, la Prussia, tanto da essere catturato dalle truppe nemiche nella famosa battaglia di Sedan del 2 settembre 1870, bonapartisti, monarchici, legittimisti, orléanisti e repubblicani moderati si contendevano l’assetto istituzionale da dare alla Francia ‘umiliata’. Ciò che li univa fondalmente era evitare in ogni modo una rivoluzione democratica o socialista, e consegnare nuovamente la Francia alla monarchia, sebbene parlamentare. Com’è noto, il 4 settembre la popolazione parigina insorse occupando il palazzo Borbone e cacciandone fuori i suoi vertici, e proclamò la nascita della Repubblica.
Ciò ovviamente lasciò scontenti quella parte della popolazione che dai moti rivoluzionari era rimasti fuori, come i socialisti, tant’è all’indomani della proclamazione della Repubblica francese, si riunirono nella scuola della celebre rue au Maire alcune centinaia di rappresentanti delle sezioni dell’Internazionale, dei sindacati e dei club rivoluzionari parigini, gettando le basi per l’imminente ‘cambio di passo’.
Quando l’allora governo provvisorio presieduto da Adolphe Thiers deluse le aspettative dei repubblicani e l’Assemblea nazionale, eletta l’8 febbraio 1871, ‘impose‘ la pace con la Prussia minacciando ancora un ritorno della monarchia, il 18 marzo 1871 la folla di Parigi insorse nuovamente cacciando i governanti che avevano tentato di disarmare la città consegnandola ai nemici. Le elezioni del 26 marzo consegnarono alla città il primo governo cittadino di stampo socialista; nasce così La Comune che adottò il simbolo per antonomasia di ogni forza di sinistra, la bandiera rossa, eliminò l’esercito permanente e armò nuovamente i cittadini, separò lo Stato dalla Chiesa, stabilì l’istruzione laica e gratuita, rese elettivi i magistrati, retribuì i funzionari pubblici e i membri del Consiglio della Comune con salari prossimi a quelli degli operai, la prima esperienza di uguaglianza reddituale, favorì le associazioni dei lavoratori. Eppure è noto che l’esperienza si concluse tragicamente, non fosse anche per il suo lato beffardo, sottolineato non a caso nel proprio carteggio dal teorico della rivoluzione che fu Trotsky.
La scelta del Comitato Centrale con ai vertici uomini come Paul- Boncour, A. Varenne, Renaudel riunitosi all’Hôtel de Ville, sede del Municipio di Parigi, di non ‘attaccare’ i governanti cacciati dalle rivolte del 18 marzo, lasciandogli il tempo di rifuggiarsi a Versailles e di riorganizzarsi, si rivelerà fatale, lasciando alla storia il suo insegnamento; a partire dal 2 aprile infatti il governo cacciato e guidato da Adolphe Thiers iniziò con il suo esercito l’assedio della città, fino alla capitolazione del 21 maggio 1871, data che convenzionalmente sancisce la fine della Comune.
Fino al 28 si combatterà a Parigi una battaglia quartiere per quartiere, finché le truppe di Thiers non arriveranno a prendere l’ultima barricata nel quartiere di Belleville.
Durante la settimana tra 21 e 28 maggio si contarono circa 30’000 morti e altrettante furono le successive condanne eseguite nei confronti di chi venne ritenuto esponente della Comune.
Questa la lettura che ne diede il leader sovietico nel suo carteggio:
“ Il partito operaio, quello vero, non è una macchina per le manovre parlamentari, è l’esperienza accumulata e organizzata del proletariato. E’ solo con l’aiuto del partito, che poggia su tutta la storia del suo passato, che è possibile prevedere teoricamente i percorsi di sviluppo, tutte le sue fasi, e che estrae da essa la formula necessaria dell’azione, che il proletariato si libera dal bisogno di ricominciare sempre la sua storia: le sue esitazioni, la sua mancanza di decisione, i suoi errori. Il proletariato di Parigi non ha avuto un tale partito. I socialisti borghesi con cui il Comune brulicava, alzarono gli occhi al cielo, sembra che abbiano aspettato un miracolo oppure una parola profetica , esitarono, e durante quel tempo le masse persero la testa per l’indecisione di alcuni o la fantasia di altri. Il risultato è stato che la rivoluzione scoppiava in mezzo a loro, troppo in ritardo, e Parigi era già circondata.
Sei mesi trascorsi prima che il proletariato stabilisse nella sua memoria lezioni di rivoluzioni passate, di battaglie di un tempo, dei tradimenti reiterati della democrazia.
Questo semestre si è rivelata una perdita irreparabile. Se la parte centrale dell’azione rivoluzionaria si fosse trovata alla testa del proletariato di Francia nel settembre del 1870, tutta la storia della Francia e con essa tutta la storia dell’umanità avrebbe preso un’altra direzione .
Se il potere è stato trovato nelle mani del proletariato di Parigi, il 18 marzo , non era perché era stato deliberatamente sequestrato, ma perché i suoi nemici, avevano lasciato Parigi .
Questi ultimi stavano perdendo terreno continuamente , gli operai li disprezzavano e li detestavano, la piccola borghesia non aveva più fiducia in loro e la grande borghesia temeva che non erano più in grado di difenderla. I soldati erano ostili ai loro ufficiali. Il governo fuggì da Parigi, al fine di concentrare le sue forze altrove. E fu allora che il proletariato è diventato padrone della situazione.
Ma si capiva questo fatto solo il giorno dopo. La rivoluzione è caduto su di essa in modo imprevisto e questo primo successo è stato una nuova fonte di passività. Il nemico era fuggito a Versailles; non era che una vittoria? In quel momento la banda governativa sarebbe potuta essere stata schiacciata senza spargimento di sangue. A Parigi , tutti i ministri, con Thiers in testa, sarebbero potuti essere stati fatti prigionieri. Nessuno avrebbe sollevato una mano per difenderli. Non è stato fatto. Non c’era nessuna organizzazione di un partito centralizzato, avendo una visione completa delle cose e degli organi speciali per realizzare le sue decisioni. E un partito d’azione è proprio quello che il proletariato francese non ha avuto .”
Le conclusioni che le definisce lo stesso Trotsky, parole che definire attuali non gli renderebbero merito:
“Possiamo dunque con il pollice tutta la storia della Comune, pagina per pagina, e ci troveremo in essa una sola lezione: è necessaria una forte leadership del partito. Molte spesso la borghesia abbaglia tutti con tutti i colori del repubblicanesimo, del radicalismo , del socialismo, così come da sempre fissa su di essa le catene del capitalismo. Per mezzo dei suoi agenti, dei suoi avvocati e dei suoi giornalisti, la borghesia ha presentato una intera massa di parlamentari, di leggi, di formule, autonomiste, democratiche, che non sono altro che ostacoli sui piedi del proletariato, ostacolando il suo movimento in avanti.