Carlo Cottarelli, commissario alla spending review, sa di avere un ruolo complicato. Ad ogni taglio, o presunto taglio, corrisponde almeno una polemica. Anche per questo Carlo Cottarelli ha deciso di fare qualche puntualizzazione precisando qual’è il costo del suo lavoro per lo Stato.
Ecco le parole del commissario Cottarelli: “Chi scrive a proposito del costo del Commissario per lo Stato, dovrebbe stimare che il mio lavoro costa alla Repubblica Italiana circa 28.500 euro l’anno“, e cioè circa duemila euro al mese. Carlo Cottarelli risponde in maniera diretta alle polemiche sul proprio stipendio, infatti ha deciso di mettere nero su bianco il proprio patrimonio e gli assegni percepiti come ex direttore del dipartimento degli Affari fiscali del Fondo monetario internazionale.
Il compenso da commissario: 258 mila euro, circa 140 mila netti: “380 euro al giorno”, precisa il diretto interessato. Come si arriva a 2 mila e rotti euro? Cottarelli spiega di aver scelto di tornare a lavorare in Italia e quindi di percepire qui la pensione del Fmi per la quale ha versato i contributi negli Usa, assoggettandola così al prelievo fiscale italiano. Tutto ciò anche se negli Stati Uniti la pensione “sarebbe stata tassata solo parzialmente e con un’aliquota molto più bassa” del 46,23% italiano. Ed ecco il punto: “Le tasse che pago in Italia sulla pensione del Fmi coprono più dell’80% del compenso che ricevo per il lavoro di commissario (115 mila euro di tasse contro 140 mila di retribuzione netta)”.
Conclude Cottarelli “il mio lavoro di Commissario costa alla Repubblica Italiana circa 28.500 euro l’anno. Circa 2.300 euro al mese. Se, come da me proposto, si riducessero i compensi per i dirigenti pubblici, troverei giusto che la stessa riduzione si applicasse alla mia retribuzione, anche se, formalmente, il ruolo di Commissario non è equiparato a quello di un dirigente pubblico”.