Il maxi emendamento al ddl Del Rio rischia di avere delle conseguenze totalmente inaspettate: infatti, denuncia il leghista Roberto Calderoli, abolendo le province, i consiglieri di queste istituzioni – inviati, così, anticipatamente a casa – potranno dar vita a più ricorsi, essendo stati esautorati, nonostante il mandato popolare, di stipendio, carica e funzioni.
Sono circa 3.000 i consiglieri provinciali. Altrettanti potrebbero essere le contestazioni civili verso l’articolo 82 del maxi emendamento appena approvato per via fiduciaria. L’articolo prevede che il Presidente uscente (o, in via suppletiva, il commissario, qualora l’istituzione fosse commissariata) faccia le funzioni di prorogatio (ordinaria amministrazione) del Consiglio e della Giunta, a titolo gratuito, fino e non oltre il 31 dicembre 2014.
Calderoli sostiene come questo ddl sia “un pasticcio” a causa del giorno di entrata in vigore della legge – e quindi di abolizione delle province -. L’ex Ministro della Semplificazione afferma: “mentre qualcuno pensava che l’abolizione dei Consigli provinciali sarebbe partita dal giorno successivo alle elezioni previste per il 25 maggio, qualche cervellone di un funzionario ha invece fatto sì che il giorno in cui entrerà in vigore il disegno di legge sarà quello in cui verrà trasformato in legge, e quindi il 7 aprile”.
Certo, però, che il nostro è un sistema di bicameralismo perfetto, quindi il testo passato al Senato deve tornare alla Camera ed essere approvato. E’ qui che Calderoli spera in una modifica, dato che “qualunque atto potrà essere per lui motivo di risarcimento di danni per il danno patrimoniale che ha arrecato, in quanto non potrebbe pagare più neanche i consiglieri provinciali che dovevano ricevere uno stipendio fino al 25 maggio”. Il vice Presidente del Senato chiude, poi, così: “è la prima volta che un organo elettivo, prima della sua scadenza, si vede tagliato il mandato attraverso una legge ordinaria. E’ una cosa che neanche Mussolini ha fatto, francamente”.
Daniele Errera