Un ministro per tutte le stagioni, almeno per ciò che si prefigge di seguire. Parliamo di Pier Carlo Padoan, titolare di viale XX settembre, che prefigura un futuro coniugato tra crescita e rigore. Basta con l’austerità europea, non lasciando completamente aperti, tuttavia, i rubinetti della spesa pubblica.
E per cambiare in Italia bisogna prima modificare la linea di Bruxelles: “penso che – sostiene Padoan alla celebrazione per il centenario della nascita dell’economista Guido Carli – sia il momento di dire che bisogna cambiare la direzione dell’agenda della politica economica in Europa e non solo perché suona bene, ma perché è una conseguenza logica da quando la crisi globale è diventata crisi europea, con lo scoppio della crisi greca”. Poi prefigura la revisione dei vincoli. Nella fattispecie il vincolo di stabilità interna è la condizione più stringente ed asfissiante per gli enti locali.
“Sarò vecchia maniera – afferma il Ministro – ma continuo a pensare che il potenziale di crescita del mercato interno sia non sfruttato. L’Europa potrebbe tirare a campare o potrebbe essere questo l’inizio di un nuovo sentiero di crescita. Mi piacerebbe pensare che nei prossimi mesi ci sia un break strutturale in senso positivo. La differenza su questi due scenari la fa la politica”, chiamando ad un assunzione di responsabilità la classe dirigenziale del paese.
Crescita e riforme, questo serve al ‘Belpaese’: “non possiamo permetterci di buttare al vento gli sforzi enormi di consolidamento fiscale che sono stati fatti”, sostiene Padoan. “Il problema dell’aggiustamento strutturale è un problema che tutti i paesi hanno, compresa la Germania. Il problema della crescita in Italia non si è manifestato con la crisi ma dura da molto tempo e un Ministro delle Finanze e dell’Economia non può non essere responsabile della crescita”. Anche per questo promette di non essere il Ministro dei ‘no, “ma anche del no, perché ogni giorno ricevo sollecitazioni di spesa dal parlamento e dagli altri Ministri”.
Daniele Errera