Il segretario della CGIL, Susanna Camusso, conferma le forti critiche in merito al decreto Poletti sul lavoro. La bocciatura è sonora: il decreto “non dà prospettive ai giovani”, sottolineando che “così il Paese non riparte“. La Camusso insiste: “c’è bisogno di 3 anni per capire se un giovane lavoratore vale? I 36 mesi per i contratti a termine sono solo un modo per continuare ad avere la somministrazione a costi minori”.
L’occasione del convegno di Confindustria a Bari è buona per la Camusso per sferrare l’ennesimo attacco al governo Renzi, accusato di proporre le stesse cose fatte negli ultimi anni, nonostante la retorica del “cambiare verso”. La colpa è anche di un governo formato da un Presidente del Consiglio nuovo ma “con una maggioranza che è sempre la stessa”.
La critica della CGIL va a braccetto con i forti malumori interni al PD in merito al decreto Poletti, con la netta dissociazione da parte di Civati e lo stop dell’ex segretario del PD e della CGIL Epifani (“così il decreto non passa”). Numeri minoritari in direzione ma con un peso molto superiore all’interno dei gruppi parlamentari. Di diversa opinione invece il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che appoggia il decreto: “il governo e il ministro Poletti hanno dato prova di rapidità, coraggio e volontà di cambiare”.
Lo stesso ministro Poletti si inserisce nel dibattito, chiosando: “sono rispettoso dei rappresentanti delle imprese e dei lavoratori, ci si incontra e si discute, ma quando il confronto si è esaurito chi ha il compito di decidere decide”. Per Poletti, dunque, saranno “gli italiani a giudicare se ho fatto bene o male”.
Massimo Borrelli