Grasso: “Non abolire Senato”. Renzi va avanti: “Mai più bicameralismo”

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Il Presidente del Senato, Piero Grasso, si dice contrario ad un’abolizione tout court del Senato della Repubblica. Nel corso di un’intervista a Repubblica, l’ex presidente della commissione antimafia si scaglia, in maniera piuttosto discutibile (già molti parlano di attaccamento alla poltrona), contro il progetto di riforma costituzionale più volte ventilato dal premier Matteo Renzi. “Nessuno parla di abolire il Senato. Al posto di Renzi farei quello che sta facendo lui, lavorando con tutte le mie forze per superare il bicameralismo perfetto, diminuire il numero dei parlamentari, semplificare l’iter legislativo”.

E quindi? “Io immagino un Senato – dichiara la seconda carica dello Stato – composto da senatori eletti dai cittadini contestualmente alle elezioni dei consigli regionali, e una quota di partecipazione dei consiglieri regionali eletti all’interno degli stessi consigli. Per rendere più stretto il coordinamento tra il Senato così composto e le autonomie locali, prevederei la possibilità di partecipazione, senza diritto di voto, dei presidenti delle Regioni e dei sindaci delle aree metropolitane”.

Il primo inquilino di Palazzo Madama fa sapere che continuerebbe ad utilizzare il nome Senato, visto che è “una parola italiana usata in tutto il mondo”, ma ammette che il bicameralismo perfetto va superato: il futuro Senato “non dà la fiducia, non si occupa di leggi attuative del programma di governo, né di leggi finanziarie e di bilancio”.

Manterrebbe però più di una funzione: “Leggi costituzionali o di revisione costituzionale, legge elettorale, ratifica dei trattati internazionali, leggi che riguardano i diritti fondamentali della persona. Io immagino che una Camera prettamente ed esclusivamente politica debba essere bilanciata da un Senato di garanzia, con funzioni ispettive, di inchiesta e di controllo, anche sull’attuazione delle leggi. Chiaramente il Senato dovrà partecipare, in materia determinante, ai processi decisionali dell’Unione Europea, sia in fase preventiva che attuativa”. Battuta finale sui costi di un’eventuale abolizione: “Diminuendo di un terzo il numero dei parlamentari tra Camera e Senato, e riducendo le indennità, si otterrebbe un risparmio ben superiore a quello che risulterebbe, dalla sostituzione dei senatori”.

Alle parole di Grasso replica immediatamente l’ex segretario del Partito democratico, Walter Veltroni: ” È chiaro che Grasso esprime il malumore che c’è tra i senatori su questa riforma, ma credo che non possiamo più permetterci di fare riforme a metà, il bicameralismo perfetto va superato”. Così Veltroni commenta a “L’intervista” di Maria Latella su SkyTg24, l’appello del presidente del Senato a non eliminare l’elezione diretta dei rappresentanti della Camera Alta. L’ex sindaco di Roma ha aperto all’idea di inserire il nome di Matteo Renzi nel simbolo del Pd: “Non vedo alcun problema nell’avere il nome dentro il simbolo del partito. Il problema è quando i partiti coincidono con il nome”. Anche il vicesegretario del Pd, Serracchiani, commenta con durezza le parole del presidente del Senato: “Grasso è un presidente di garanzia ma credo anche che, essendo stato eletto nel Pd, debba accettarne le indicazioni”. Il leader di Ncd Alfano preme per una riforma del Senato. “Va fatta subito”.

 

La replica di Matteo Renzi – Dopo Veltroni arriva però la replica più importante, quella del premier Matteo Renzi, che, rispondendo al Tg2, rilancia: “Mai più bicameralismo perfetto”. “Il modello che proponiamo rispetta la Costituzione”, assicura. “La nostra proposta dice basta con il Senato come lo conosciamo adesso” e porta alla “semplificazione del processo legislativo “. “Il punto centrale è che il governo su questa linea non molla: ridare credibilità alle istituzioni e alla politica passa attraverso i sacrifici per i politici, altrimenti si continua così e non si va da nessuna parte”. “Ho grande rispetto per il Senato – continua Renzi – ho grande rispetto per il presidente del Senato e capisco che debba difendere l’istituzione che rappresenta, ma il vero modo per difendere il Senato non è fare una battaglia conservatrice tesa a mantenere lo status quo; è prendere atto dei paletti che ci siamo dati”.  Di conseguenza “mai più voto di fiducia, mai più voto di bilancio, riduzione del numero dei parlamentari e delle indennità, quindi chi sta in Senato è un rappresentante delle istituzioni che non viene pagato, un sindaco un presidente di Regione, non un senatore pagato per questo”.

La controreplica di Grasso – “La mia non è una compagna conservatrice, io sono il primo rottamatore del Senato, il primo che vuole eliminare questo tipo di Senato” ha controreplicato Grasso a In mezz’ora. “L’Italicum più la riforma del Senato nel senso di un monocameralismo di fatto, può rappresentare un rischio per la democrazia” ha aggiungo il presidente del Senato. “Non è che io dico abolizione si o no. Dico: cerchiamo di cambiare la Costituzione mantenendo un presidio di democrazia” ha concluso Grasso ribadendo che al Senato “Renzi non ha i numeri”. Una minaccia non priva di fondamento. Da 25 senatori dem arriva infatti un avvertimento sotto forma di nota. “Renzi ascolti le tante voci e non ponga ultimatum”, si legge nella nota in cui si ricorda al premier che tra i banchi del Pd non siedono “meri esecutori”.

Il commento di Berlusconi – In serata arriva anche il commento di Silvio Berlusconi: “Sulle riforme istituzionali noi ci siamo, ma solo se sono una cosa seria, né accetteremo testi blindati”, ha detto in un collegamento telefonico. Già in mattinata Renato Brunetta ai microfoni di SkyTg24 aveva detto: “Il presidente del Senato contro il governo – dice – e il presidente del Senato del Pd contro il suo segretario. Basta e avanza per dichiarare la fine di questa esperienza di governo di Renzi”.