La Borsa di New York decide a sorpresa di non procedere alla rimozione, all’interno del New York Stock Exchange, di tre imprese cinesi di telecomunicazioni, invertendo la decisione presa solo pochi giorni prima.
Il NYSE ha dichiarato di aver abbandonato il piano di delisting dopo “ulteriori consultazioni con le autorità di regolamentazione competenti e dopo aver consultato l’Office of Foreign Assets Control“.
La decisione da parte del NYSE riguardava le seguenti società: la China Telecom, la China Mobile e la China Unicom, le quali, dopo la notizia che non ci sarebbe stato alcun delisting nei loro confronti, hanno registrato una crescita delle loro azioni, dopo che nei giorni precedenti avevano perso un totale di 5.6 miliardi di dollari.
Crescita delle azioni della China telecom tra il 4 e il 5 gennaio
L’ordine esecutivo di Trump per la Borsa di New York
Il NYSE ha annunciato il piano di delisting il primo giorno dell’anno, con la decisione senza precedenti di rimuovere le American Depositary Shares (la possibilità che le azioni di tali società possano essere negoziate all’interno dei mercati finanziari statunitensi) delle tre società cinesi per conformarsi all’ordine esecutivo firmato da Trump a novembre.
Questa ordinanza vieta a qualsiasi soggetto americano di investire in società con legami con l’esercito cinese. Tutte e tre le società sono entità di proprietà statale, gestite da manager nominati dal Governo.
L’ordinanza vieta sia alle società che ai singoli cittadini americani di possedere azioni – a titolo definitivo o tramite fondi di investimento – in società che, secondo l’amministrazione, aiuterebbero il progresso dell’Esercito Popolare di Liberazione (nome ufficiale delle forze armate della Repubblica Popolare Cinese e del Partito Comunista Cinese).
“La Repubblica popolare cinese sta sempre più sfruttando il capitale degli Stati Uniti come risorsa per consentire lo sviluppo e la modernizzazione dei suoi apparati militari, di intelligence e di altri sistemi di sicurezza”, ha affermato il Presidente nell’ordine esecutivo.
La China Securities Regulatory Commission ha dichiarato qualche settimana fa che l’ordine esecutivo sarebbe basato su “scopi politici” e che “ignora completamente la reale situazione delle società in questione, i diritti legittimi degli investitori globali e ha gravemente danneggiato la stabilità del mercato“.
Il Ministro del Commercio cinese ha annunciato, il giorno successivo alla decisione del NYSE, che la Cina avrebbe adottato le misure necessarie per salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi delle imprese nazionali: “Gli Stati Uniti stanno usando il potere statale per reprimere le imprese cinesi” e ha affermato che l’ordine esecutivo “non è in linea con le regole e la logica del mercato, il che danneggia non solo i diritti legittimi delle società cinesi, ma anche gli interessi degli investitori di altri paesi, inclusi gli Stati Uniti. ”
L’inversione di marcia del NYSE è avvenuta subito dopo l’annuncio da parte di FTSE Russell (società britannica specializzata nella creazione e gestione di indici di borsa) di rimuovere Unicom, Panda Electronics Group e Semiconductor Manufacturing International Corporation (SMIC) dai suoi benchmark azionari globali, per conformarsi alle indicazioni di novembre.
FTSE Russell ha rimosso otto società dai suoi indici a dicembre per conformarsi all’ordine esecutivo originale. Tra queste vi sono China Railway Construction Corporation, società produttrice di telecamere di sorveglianza, Hangzhou Hikvision e il produttore di supercomputer Dawning Information, noto anche come Sugon.
Le rimozioni sono state eseguite anche da parte di altri importanti fornitori di servizi finanziari. MSCI e S&P Dow Jones hanno escluso diverse società cinesi dai loro indici globali in conformità all’ordinanza.
Inoltre, Trump ha firmato separatamente un disegno di legge a dicembre che richiederebbe al NYSE e ad altre borse di rimuovere le società straniere che non forniscono una documentazione contabile completa entro tre anni.
Qual è la posizione di Biden?
Il divieto di investimento di Trump entrerà in vigore lunedì 11 gennaio, una settimana prima della cerimonia di inaugurazione del neopresidente eletto Joe Biden.
È improbabile che Biden apporti cambiamenti immediati al rapporto USA-Cina. Il neopresidente ha deciso di non commentare ciò che sta accadendo alla Borsa di New York. Tuttavia, il leader Dem ha affermato che lavorerà con gli alleati statunitensi affinché si rispettino le regole del commercio globale.
In tal caso, questo tipo di approccio sarebbe in contrasto con quello dell’amministrazione Trump, che spesso ha perseguito azioni aggressive e unilaterali con l’intento di sfidare la Cina su questioni economiche.