L’ex fedelissimo Schifani: “Sfidiamo Forza Italia alle primarie”

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Nell’intervista rilasciata al Messaggero, il presidente del Nuovo Centrodestra Renato Schifani evidenzia i punti di frattura con Forza Italia facendo emergere la visione politica del movimento guidato da Angelino Alfano. Schifani, ex uomo di punta al senato di Forza Italia e Pdl,  ha lavorato a fianco di Berlusconi per quasi vent’anni fino alle sue dimissioni da capogruppo del senato il 15 novembre 2013 per aderire al Nuovo Centrodestra del dissidente Alfano, chiarisce nelle sue dichiarazioni le divergenze politiche che hanno fatto emergere la rottura.

Secondo l’ex capogruppo azzurro al senato, la nuova Forza Italia non sarebbe la stessa del ’94, avendo perso le connotazioni più moderate e spingendosi sempre di più verso una radicalizzazione a destra che sta portando alla decisione di costituire liste comuni con Storace. Questo processo di radicalizzazione a detta di Schifani è cominciato con l’abbandono del governo Letta, mossa che l’ha convinto sempre di più della necessità di non seguire l’ex Cavaliere nella sua nuova avventura politica.

Il promotore nel 2003 del discusso “lodo Schifani”, che consentiva di sospendere i processi in corso nei confronti delle cinque più alte cariche dello stato fra cui il processo Sme che vedeva coinvolto l’allora Presidente del Consiglio Berlusconi, pur dichiarando di aver sempre contestato le questioni giudiziarie che hanno portato alla decadenza di Berlusconi, afferma l’inevitabile perdita di consensi e leadership che tali vicende hanno comportato per l’ex Cavaliere.

Per questo motivo sostiene che il leader Ncd Angelino Alfano sia il leader del futuro e rivela che la priorità in questo momento sia l’introduzione delle primarie, strumento con il quale intende sfidare FI al momento delle elezioni.

Schifani, intenzionato in ogni caso a lavorare per unire le forze del centrodestra, pur nutrendo perplessità auspica che questa intenzione venga accolta favorevolmente da Forza Italia: ”Se accettassero le primarie si creerebbe un clima diverso, ma allo stato non sentono ragioni”.

Riccardo Bravin