Via libera alla raccolta firme online per referendum e iniziative popolari
Dal 1° gennaio 2022 sarà possibile la raccolta firme per promuovere referendum e leggi di iniziativa popolare per mezzo di piattaforme digitali. È quanto stabilito dalla legge di bilancio 2021 che, dunque, sancisce uno storico cambio di marcia verso l’accesso agli strumenti di democrazia diretta.
Cosa rappresenta
Con una modifica alla legge 25 maggio 1970, n. 352 riguardante “Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo”, si va ad intaccare una normativa spesso considerata come superata a livello europeo.
I sostenitori la ritengono una riforma che estende le garanzie, poche fino ad oggi, legate alla partecipazione democratica delle persone affette da disabilità, cui finalmente sarà possibile, oltre che firmare telematicamente, farsi interpreti in prima persona delle campagne referendarie nelle piazze virtuali attraverso la raccolta firme per promuovere referendum e leggi di iniziativa popolare da piattaforme digitali
Sempre secondo questi si tratta di un passo fondamentale per rimuovere gli ostacoli che da anni impediscono a tutti i cittadini l’esercizio del loro diritto a promuovere referendum e progetti di iniziativa popolare, attraverso, una volta per tutte, l’ausilio dell’innovazione tecnologica.
Profili peculiari della raccolta firme per promuovere referendum e leggi di iniziativa popolare da piattaforme digitali
I commi 341 e ss. della legge di bilancio dispongono chiaramente le novità: per rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena inclusione sociale delle persone con disabilità, le firme e i dati possono essere raccolti in forma digitale senza aver bisogno di un’autenticazione.
A decorrere dal 1° gennaio 2022, infatti, si potrà firmare online tramite le strumentazioni elettroniche (ad esempio SPID) previste dal codice dell’amministrazione digitale CAD (art. 20 comma 1-bis) oppure con una piattaforma online ad hoc.
Tale piattaforma dovrà essere realizzata dal Governo entro la fine del 2021 grazie alla dotazione di un apposito fondo di 100mila euro.
Precedenti infelici
Era il 29 novembre 2019 quando il Comitato ONU per i Diritti Umani ha dichiarato l’Italia in violazione del Patto sui Diritti Civili e Politici a norma dell’art. 25 e dell’art. 2, nel caso Staderini/DeLucia vs Italy.
Il Comitato si espresse all’unanimità, e la sentenza concluse che: “l’Italia ha violato il diritto di Staderini e De Lucia (e con loro tutti i cittadini italiani) di partecipare alla vita politica e al governo del Paese – senza ostacoli irragionevoli – attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare”, rimandando di fatto all’inadeguatezza della legge 352/1970, congiuntamente alle procedure legislative ritenute ingiustamente restrittive e al sabotaggio da parte delle istituzioni.