Decreto Lavoro: braccio di ferro nel Partito Democratico per modifiche
Tre anni per i contratti a termine (senza causalità) e con un numero inferiore alle otto proroghe inizialmente previste dall’esecutivo: così dovrebbero comporsi le modifiche al Decreto Lavoro targato Giuliano Poletti.
Il braccio di ferro insito nella maggioranza (specialmente con l’area a sinistra del Pd, che si era espressa contro il Dl lavoro: Fassina, Orfini, Epifani e Damiano) non tende ad arrestarsi. La sponda principale per l’esecutivo sembra poter arrivare da una delle opposizioni, Forza Italia. Questa approverebbe in toto il Decreto lavoro ma al fine di evidenziare i dissidi in seno al Partito Democratico. Comunque, molto probabilmente, tutte le frizioni, da qui a breve, rientreranno. Già mercoledì si terrà un incontro tra la maggioranza e la minoranza (congressuale) democratica che dovrebbe costruire un primo allaccio tra le diverse opinioni sul ‘Dl della discordia’.
Cesare Damiano, presidente dell’associazione ‘Lavoro e Welfare’ ed esponente Pd, sostiene come “non vogliamo stravolgere il decreto ma pensiamo che si possa migliorare. D’altra parte è stato lo stesso Renzi a dirlo”. A fargli eco gli altri leader insoddisfatti. Poletti, Speranza (capogruppo a Montecitorio) e il vicesegretario democratico Lorenzo Guerini sono dispiegati in campo per un dialogo che necessita di arrivare, in tempi stretti, ad una convergenza. Del resto la minoranza dem, col Pd in costante crescita e con le elezioni europee alle porte, non potrà far eccessivamente la voce grossa. Al contempo i sindacati, mandata all’aria la concertazione, cercheranno di premere più possibile sui parlamentari nella loro area d’interesse per modificare un decreto lavoro che non è apprezzato fino in fondo. E poi andrà tenuto conto di Ignazio Visco (governatore Bankitalia) che ha chiesto stabilità contrattuale al fine di incrementare la produttività. Insomma, nel Partito Democratico – ed in verità in tutta la maggioranza – sembrano essere presenti le sabbie mobili che, però, in poco tempo dovranno essere spazzate via al fine di convertire il decreto Poletti.
Daniele Errera