Rodotà attacca ancora Renzi: “Non ci rottamerà”
Continua lo scontro a distanza sulle riforme costituzionali tra il premier Matteo Renzi e il costituzionalista Stefano Rodotà. Ieri Renzi, in un’intervista al Corriere, diceva: “Ho giurato sulla costituzione, non su Rodotà e Zagrebelsky”. Oggi il professore al Fatto Quotidiano rincara la dose: “Dietro l’atteggiamento sprezzante di Renzi c’è una profonda insicurezza, altrimenti il confronto non gli farebbe paura”.
Al giurista non piace proprio il ddl di revisione costituzionale approvato ieri dal Consiglio dei ministri, il cui cuore è la trasformazione del Senato in camera non elettiva, e non perde occasione di rimarcare la propria contrarietà.
“Direttamente – chiarisce Rodotà – si interviene su un terzo della costituzione, indirettamente su tutto il sistema di garanzie. Per i cittadini esprimere la propria opinione è un diritto, per chi si occupa di questi temi un dovere”. I dissapori tra i due non sono cosa di oggi: a dirlo è lo stesso costituzionalista, che ricorda come già sul tema della legge elettorale l’atteggiamento del Presidente del Consiglio non gli era piaciuto.
“Non è la prima volta – dice – anche sulla legge elettorale Renzi aveva parlato di manipolo di studiosi con tono di disprezzo”. Secondo Rodotà però, il segretario del Pd non riuscirà a rottamarli: “La cultura critica non si rottama: è un pezzo della democrazia. Le reazioni – aggiunge – che ci sono state a questo appello dimostrano che la nostra non è una posizione minoritaria: è una rottamazione difficile”.
Molto amaro il commento finale: “C’è stata una regressione culturale profonda. Se si cancella il Senato, si compone la Camera con un sistema iper maggioritario, il sistema di garanzie salta. Il risultato – conclude – sarebbe un’alterazione in senso autoritario della logica della Repubblica parlamentare che sta in Costituzione. E dovremmo stare zitti?”.