L’ottavo Congresso del Partito del Lavoro, lo schieramento egemone in Corea del Nord, ha eletto Kim Jong-un quale nuovo Segretario generale.
Una scelta non meramente formale, come può sembrare a primo impatto, dal momento che il titolo era precedentemente detenuto da suo padre Kim Jong-il, deceduto nel 2011.
Terminata l’esperienza terrena di quest’ultimo, difatti, il giovane leader era succeduto anche alla guida del Partito ma con un appellativo diverso, quello di “Primo Segretario”, divenuto poi “Presidente” con la celebrazione del 7° Congresso nel 2016 e che cambia nuovamente, così, la denominazione.
Ciò non scalfisce di certo la memoria del suo predecessore, confermato alla carica di “Segretario generale eterno”. Un ossequio rilevato anche durante la celebrazione della kermesse di questi giorni: il nonno Kim Il-sung (Presidente eterno della Repubblica Democratica Popolare di Corea) e il padre Kim Jong-il erano infatti stati riconosciuti, comunque, come delegati del Congresso.
Immediate sono state le felicitazioni da parte della Cina. Il Presidente Xi Jinping ha accolto benevolmente la notizia e ha espresso la sua volontà di “rafforzare le relazioni tra i due Paesi e i due Partiti per promuovere lo sviluppo della causa socialista”.
Perchè è importante per la Corea del Nord (e non solo)
Kim ha tutte le intenzioni di mostrare mostrare al mondo (e alla Nazione) la solidità del suo potere.
Il periodo cruciale che stiamo vivendo vede l’imperversante pandemia a livello mondiale e l’ammissione di alcuni fallimenti dal punto di vista strategico interno.
A questi si aggiunge il sempre più vicino insediamento di Joe Biden, nuovo numero uno dello stato considerato “acerrimo nemico”.
Fare suo il titolo di una figura sacra nel Paese significa mostrare i muscoli anche a potenziali dissidenti all’interno del Partito.
Una risposta anche alle voci che durante il 2020 lo davano per morto?
E la sorella di Kim?
I riflettori erano tutti puntati su di lei: Kim Yo-jong ha acquisito una posizione di maggior rilievo all’interno del Partito?
La risposta è No.
La sorella minore del leader nordcoreano, confermata nel Comitato Centrale, è stata tuttavia esclusa da una possibile promozione nel Politburo.
A dirla tutta, non figura nemmeno tra i suoi membri supplenti, tra i quali aveva fatto invece accesso nel 2017.
Una notizia significativa, considerato che nel corso degli ultimi anni sembrava essere diventata de facto la numero due del regime.
Una conferma del mono-volto del Partito, saldamente nelle mani del fratello?
Secondo alcuni analisti, non è ancora certo.
Ha stupito, per esempio, che durante il Congresso Kim si sia mostrata per la prima volta sul palco al fianco dei 38 dirigenti più importanti del partito.