Francia: svelato il governo Valls, tra conferme e ritorni
Francia: inattese conferme e “vecchie” novità nel governo dei 16 presieduto da Manuel Valls, ex ministro dell’Interno ora incaricato dal Presidente della Repubblica François Hollande a sostituire Jean-Marc Ayrault. L’obiettivo primario del “remaniement”, il rimpasto reso obbligatorio dalla sconfitta elettorale alle Municipali, era quello di assicurare maggior compattezza e convergenza d’intenti tra i suoi esponenti. Molti osservatori d’Oltralpe, tuttavia, hanno evidenziato la presenza di taluni elementi non esattamente “fedeli” allo stesso Valls. Se la conferma di Laurent Fabius era data per scontata, data la grande esperienza dell’ex uomo di fiducia di François Mitterand ed il giudizio positivo sulla politica internazionale della Francia di Hollande (attiva sui fronti Mali, Centro Africa e Siria), quella di Michel Sapin e Christiane Taubira non rappresentava affatto una certezza.
Il primo, originariamente titolare del dicastero del Lavoro, viene trasferito a quello delle dei Conti pubblici, precedentemente occupato da Jerome Cahuzac (al centro del celebre scandalo sul conto svizzero a suo nome) e Bernard Cazeneuve (dirottato agli Interni). Sapin resta nella compagine governativa in virtù dell’antica amicizia con l’inquilino dell’Eliseo, malgrado gli errori marchiani nelle previsioni sui dati relativi all’impiego. Il nuovo referente per la lotta alla disoccupazione sarà l’altro fedelissimo di Hollande François Rebsamen, premiato dopo la conquista della poltrona di sindaco a Dijon. Taubira, prima sponsor del “Mariage pour Tous” e storica attivista per i diritti umani, mantiene il ruolo di Garde des Sceaux (Guardasigilli) nonostante le polemiche sulle intercettazioni a carico dell’ex presidente Nicolas Sarkozy e le frizioni con lo stesso neo-primo ministro sulla riforma del Codice Penale. Sacrificato, al contrario, un altro pezzo da novanta come Pierre Moscovici (Finanze), anche se per lui si prospetta una candidatura come Commissario europeo.
La (quasi) sorpresa più importante della nuova formazione riguarda il responsabile dell’Ambiente e dell’Energia: Ségolène Royal. Per l’ex compagna di Monsieur le Président (da cui ha avuto quattro figli), si tratta di un ritorno sulla scena politica che conta dopo una sequela di sconfitte: la prima alle Presidenziali del 2007 contro Sarkozy, poi alle Primarie PS del 2011 (quando ottenne il modesto score del 7%) ma soprattutto alle più recenti legislative del 2012, in cui fu seccamente battuta dal dissidente socialista Olivier Falorni. La candidatura di quest’ultimo, peraltro, fu apertamente sostenuta dalla successiva compagna di Hollande Valérie Trierweiler: un tweet della giornalista aveva scatenato un vespaio in seno al partito e all’entourage familiare del Capo di Stato. L’inserimento di Ségo nell’esecutivo era già stato pronosticato ben prima della crisi sentimentale tra François e Valérie, e la débacle delle Municipali ha solo accelerato le operazioni.
Con il baricentro politico del governo che si sposta a destra a seguito della nomina dell’ispanico “blairiano” Manuel, fautore della tolleranza zero in materia di immigrazione clandestina e nomadismo (senza contare il disaccordo tra lui e altri esponenti della Gauche sul tema delle 35 ore), due importanti ministeri vengono comunque occupati da esponenti dell’ala sinistra del partito. In primis da Arnaud Montbourg, ex concorrente alle Primarie al centro di numerose battaglie sul “Made in France” in chiave anti-delocalizzazione, confermato allo Sviluppo Economico (Radressement productif). Secondariamente, entra a rinfoltire la squadra di governo Benoit Hamon come ministro dell’Educazione Nazionale, che rimpiazza il predecessore Vincent Peillon: un’opzione giudicata quasi come un “pedaggio” pagato da Valls alle correnti più ideologizzate. Nessun accordo, infine, con gli ambientalisi di Europe Ecologie et Verts (EEVV), la cui pedina Cécile Duflot abbandona la nave del governo.
In serata, lo stesso Manuel Valls è stato ospite del telegiornale delle 20 sull’emittente pubblica TF1. “Il Presidente (Hollande, n.d.r) voleva rispondere al messaggio dei francesi, un messaggio di delusione, rabbia, paura del futuro. Parleremo ai francesi che soffrono la disoccupazione e l’indebitamento: in due giorni abbiamo formato un governo più coerente e più compatto, un governo da combattimento che sappia rispondere a questo messaggio”, ha dichiarato il nuovo premier riferendosi alla “staffetta” con Ayrault. “E’ stata una rottura, non una rivoluzione (…) cambiando l’allenatore era importante per giocare meglio in maniera collettiva”, ha poi affermato (con una molto “italiana” metafora sportiva) in merito alla presenza di molti ministri già precedentemente in carica. Quanto alla rotta da seguire, Valls è stato chiaro: “C’è una forte domanda nel paese di protezionismo e di meno Europa, il che non è molto comprensibile. Il nostro problema è il deficit, non c’è altra scelta. Dobbiamo gestire il debito pur preservando i servizi pubblici, necessari alla coesione sociale”. Sulla sua collocazione, in mezzo a tante congetture, il socialista più popolare di Francia non ha palesato reticenze: “Sono un uomo profondamente impegnato a sinistra. L’azione del governo dovrà essere impostata verso coloro che hanno paura della disoccupazione. Occorre creare sviluppo per creare nuovi posti di lavoro”.
Niccolò Inches (Twitter: @Niccolink)