Il giorno della viglia di Natale, il Regno Unito e l’Unione Europea sono riusciti a trovare un’intesa definitiva sul loro divorzio. Mentre 26 Stati membri tiravano un sospiro di sollievo, nella penisola Iberica le acque non si erano affatto calmate, specialmente nel territorio d’oltremare di Gibilterra. Spagna e UK dovevano, infatti, scongiurare la creazione di un “confine rigido” tra la rocca britannica e la Spagna e regolare i futuri rapporti post-Brexit. E il tempo a disposizione era di una sola settimana.
Dopo serrate trattative durate sette giorni e sette notti, il 31 dicembre 2020 le due delegazioni, guidate dai rispettivi ministri degli Esteri Dominic Raab e Arancha González Laya, hanno annunciato di aver raggiunto un accordo di principio in extremis. “Oggi è un giorno di speranza! – ha affermato la González Laya – Nella lunga storia delle nostre relazioni con il Regno Unito, legate a Gibilterra, oggi siamo di fronte a una svolta“. La bozza si trova ora nelle mani della Commissione UE, la quale dovrà avviare con Londra un negoziato specifico che probabilmente si concluderà entro la prima metà del 2021. Durante il periodo di transizione, ha promesso González Laya, verrà garantita “la più fluida mobilità possibile” di persone e merci tra i due territori.
I termini dell’accordo
In primo luogo, l’accordo prevede la scomparsa della Verja, l’attuale frontiera esistente tra Gibilterra e La Línea de la Concepción, città spagnola di confine in provincia di Cadice, entro sei mesi.
Il governo spagnolo ha, inoltre, aggiunto che Gibilterra si unirà a Schengen, cioè lo spazio europeo che prevede la libera circolazione delle persone e che include 22 paesi dell’Unione Europea, oltre a Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein. Il porto e l’aeroporto gibiliterrini diventeranno, quindi, la frontiera esterna dell’UE, con controlli effettuati dall’agenzia europea Frontex per un periodo iniziale di quattro anni. Alla domanda se ciò comporterebbe la presenza delle forze di sicurezza spagnole a Gibilterra – un punto che si è rivelato critico nei negoziati – fonti del ministero degli Esteri spagnolo citate da El País rispondono affermativamente, trovando sicuramente la ferma opposizione del governo locale presieduto da Fabian Picardo.
Da ultimo, è stato stabilito che le regole europee in materia di concorrenza, finanza, ambiente e lavoro rimarranno pienamente in vigore nel territorio della Rocca.
Contesa tra due Corone
Il testo, invece, non si è avventurato nella questione della sovranità sull’exclave britannica, una disputa tra Londra e Madrid che risale alla Guerra di Successione Spagnola dei primi del Settecento. Pur essendo mutato lo scenario geopolitico mondiale, Gibilterra rimane strategica e, proprio per questo motivo, nessuna delle due Corone intende rinunciare al controllo dell’accesso all’intero Mar Mediterraneo. I Borbone hanno cercato a lungo di reclamare il minuscolo territorio sulla punta meridionale della Penisola Iberica ma, gli abitanti locali hanno sempre affermato la propria volontà di restare nell’Impero Britannico. Ne è un esempio il referendum sulla sovranità del 2002, in occasione del quale il 98,97% dei gibilterrini si sono opposti alla condivisione di sovranità con la Spagna.
Tuttavia, la luna di miele tra le due nazioni è finita con il referendum sulla Brexit del 2016. Ben il 95,91% ha optato per il “remain”, convinti che una “hard Brexit” avrebbe creato enormi problemi all’economia locale. Per questa ragione, in questi quattro anni il primo ministro Picardo si è impegnato a garantire la libera circolazione delle persone e l’esistenza di un regime doganale speciale favorevole. Obiettivo raggiunto con l’intesa dell’ultimo giorno del 2020.
Post-Brexit
Di fronte ai toni trionfali del governo di Pedro Sànchez, stridono le parole più realistiche di Picardo: “Penso che sia importante temperare questo momento comprendendo che quello che abbiamo è un accordo di principio, non un trattato” – ha confessato ai giornalisti.
Sicuramente, i prossimi mesi saranno decisivi per sciogliere i nodi ancora irrisolti da entrambe le parti coinvolte. C’è da dire, però, che i contenuti finora definiti favoriscono nettamente Gibilterra e Spagna. Come osserva El País “[…] si è creato il paradosso per cui Gibilterra potrà ritrovarsi più integrata all’Unione Europea rispetto a quando il Regno Unito era ancora uno stato membro”.