Vaticano mediatore in Venezuela: “fare il possibile per il bene del paese”
[…] Disposta e desiderosa di fare quanto possibile per il bene e la serenità del Paese. Occorre tuttavia approfondire e avere ulteriori elementi per verificare meglio quali sono le attese e se vi sono le premesse per svolgere un ruolo utile a raggiungere lo scopo desiderato. […]
Sono queste parole del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, riguardo alla possibile mediazione del Vaticano nella crisi politica venezuelana. Si tratta della più grave crisi politica del Venezuela dal tentativo di golpe contro Hugo Chávez nell’aprile 2002: finora, dopo quasi due mesi di proteste contro il Presidente Nicolás Maduro, 39 persone hanno già perso la vita mentre oltre 500 sono state ferite.
Le parti che si contrappongono nel Paese hanno accettato la mediazione esterna da parte del Vaticano, e in particolare di Pietro Parolin, l’attuale cardinale segretario di Stato, che è stato nunzio nel Paese sudamericano. Tuttavia, sebbene abbia accettato di avviare i colloqui con le forze dell’opposizione, Maduro non ha esitato di manifestare il proprio scetticismo sulle intenzioni dell’opposizione. Secondo il Presidente venezuelano, infatti, i manifestanti non hanno alcuna voglia di ricercare una soluzione comune e, a tal proposito, ha mostrato il proprio scetticismo dichiarando: “Venga pure il segretario di Stato del Vaticano, Pietro Parolin, che è stato ambasciatore qui, che venga dunque. Poveretto, gli faranno perdere tempo”.
D’altra parte, oltre all’opposizione e alle NGO a difesa dei diritti umani, la stampa internazionale e la Chiesa locale hanno denunciato gli eccessi commessi dalle forze della sicurezza nella repressione delle manifestazioni: lo scorso 25 febbraio, la Conferencia Episcopal Venezolana aveva già ammonito il governo, e i manifestanti, sollecitando a evitare che la violenza degenerasse. Affinché si realizzi in concreto il dialogo fra le due parti, sarà soprattutto necessario evitare che il ricorso a un “con un linguaggio incendiario”, come sostenuto dagli stessi vescovi venezuelani e dai rappresentanti del gruppo dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUD), costituito affinché in Venezuela “il dialogo possa darsi”.