Draghi della Bce contro il Fondo Monetario Internazionale
Draghi, scontro con il FMI. Rapporti tesi tra il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea. A testimoniarlo sono le ultime dichiarazioni dei due responsabili, rispettivamente Christine Lagarde, presidente dell’FMI, e Mario Draghi, governatore della BCE.
Dal governatore Draghi arriva una risposta piccata al FMI: “vorrei che il Fondo prendesse qualche decisione anche prima che la Fed si riunisca”. L’accusa, nemmeno tanto velata, è quella di essere succubi delle autorità economiche americane, e arriva a margine di una conferenza stampa.
Durante la conferenza stampa l’ex governatore di Bankitalia descrive le nuove mosse dell’Eurotower per contrastare la dura crisi che ancora si abbatte sull’Europa. Innanzitutto, annuncia Draghi, i tassi saranno mantenuti al minimo storico, cioè allo 0.25%, decisione che era praticamente considerata scontata dal board di analisti di Bloomberg.
Draghi ha spiegato che i tassi potrebbero rimanere così bassi anche nel medio periodo, per contrastare la stagnazione e la bassa inflazione, e per dare il tempo materiale di realizzare il consolidamento fiscale necessario per implementare la crescita. La crescita europea si consolida intorno all’1%, ma Draghi si dice molto ottimista per il futuro oltre ad annunciare l’imminenza di nuove e poco convenzionali iniziative per stimolare la crescita.
Innanzitutto si sta discutendo di una politica di Quantitative Easing, cioè l’acquisto diretto di bond, in stile Federal Reserve, per immagazzinare titoli ed immettere moneta fresca nel circuito economico. Sul tema sembrano ormai del tutto superate le remore di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank. Si sta pensando di abbassare ulteriormente i tassi sui depositi, oggi a quota zero, e portarli in area negativa, anche se su questa iniziativa non pochi sono gli scettici. Sul mercato del Lavoro Draghi denuncia una disoccupazione ancora troppo alta che ostacola una materiale ripresa, anche se i dati dicono che qualcosa sta cambiando in meglio.
Dopo le polemiche di Draghi, Christine Lagarde ha deciso di concedersi in un’intervista al Corriere della Sera. Nell’intervista la presidente del Fondo Monetario Internazionale manda al mittente le accuse di Draghi, che ha denunciato la sottomissione del FMI alla politica economica americana, dichiarando che il FMI “è da sempre convinto dell’importanza della stimolazione dell’inflazione”. Durante l’intervista la presidente si concede su ogni tipo di domanda, spaziando dalla situazione italiana a quella europea, fino a raccontare dei rapporti con gli USA e della situazione lavorativa femminile.
La presidente ha un’opinione molto chiara sul programma economico di Renzi, abile, secondo Lagarde, nel presentare un “piano di riforme ambiziose” che se concretizzate potrebbero aiutare moltissimo l’Italia. Il più grande problema dell’Europa però, nonostante la presidente mostra di apprezzare il grande sforzo fatto in due anni, è la lowflation, cioè una situazione di sostanziale stallo in cui c’è una bassissima inflazione (0.5% per l’Europa, 0.4% per l’Italia) che rende difficilissimo, se non impossibile, raggiungere un consolidamento economico reale.
La presidente, poi, lancia una piccata frecciatina al governo di Washington colpevole di non aver ancora ratificato la riforma degli organi del FMI, risalente al 2010, che prevede una rivalutazione dell’importanza dei Paesi emergenti, generando una situazione di stallo nelle iniziative dell’ente. Lagarde si esprime anche sul caso ucraino, in cui si è dimostrata valido alleato dell’occidente mostrandosi disponibile ad aiutare Kiev che versa in una situazione economica gravissima.
Infine Lagarde si esprime sulla situazione lavorativa delle donne, nel mondo e in Italia. Infatti, secondo la presidente, c’è ancora troppa differenza tra lavoro maschile e femminile, e ritiene che debbano esserci degli incentivi “come in Giappone o in Olanda, dove una fitta rete di scuole dell’infanzia permettono contemporaneamente di creare lavoro e di mettere in condizioni le donne di mettersi sul mercato”.
Francesco Di Matteo