Silvio Berlusconi ha lasciato l’ospedale San Raffaele di Milano. Dopo le ultime verifiche, i medici dell’ospedale, in accordo coi due dottori che seguono personalmente l’ex Presidente del Consiglio, hanno deciso sulle dimissioni per quell’infiammazione che aveva colpito il ginocchio sinistro del numero 1 del Milan.
Il leader di FI sembra reagire positivamente alla terapia antinfiammatoria a cui è stato sottoposto da Pietro Randelli, ortopedico del Policlinico San Donato. Zangrillo, anestesista e suo dottore personale, afferma ad Adnkronos come Berlusconi “stia bene. Il suo morale è alle stelle”.
Il malore che ha colpito Berlusconi fotografa metaforicamente la vita politica attuale dell’ex Cavaliere, riassunta – a sua insaputa – dal braccio sinistro Giovanni Toti che, ripreso in gran segreto da La Repubblica, si è lasciato andare a delle confidenze con l’ex Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Il soggetto non può che essere lui, Silvio Berlusconi. Un uomo stanco che non riesce a riproporre lo charme che lo aveva caratterizzato da quando la vita politica italiana è egemonizzata da Matteo Renzi, in testa a tutti i sondaggi.
Per stoppare il leader Pd, Berlusconi aveva tentato di frenare le riforme dando ordine ai suoi senatori di interrompere l’accordo siglato dai due leader al Nazareno. Invece il trio Confalonieri, Verdini e Ghedini è riuscito a far rientrare lo stop imposto ed a premettere la continuazione del dialogo pro riforme. Infatti, se il cammino delle riforme continuerà, includendo anche Forza Italia, il partito di centrodestra potrà chiedere ciò che è più caro all’ex premier )per quel che riguarda i poteri dello Stato): i senatori nominati dal Presidente della Repubblica, la proporzionalità tra numero dei rappresentanti ed estensione sulle regioni.
In tutto questo si intreccia l’incognita 10 aprile, la data nella quale il Tribunale di Sorveglianza di Milano deciderà se affidare Berlusconi ai servizi sociali o destinarlo ai domiciliari. Sono giorni di fibrillazione, nei quali un’iniziativa politica insegue quella giudiziaria. O viceversa.
Daniele Errera