In Ungheria, il 50enne leader dei nazionalconservatori di Fidesz, il “Berlusconi magiaro”, Viktor Orban governerà per altri 4 anni: il suo partito ha superato il 45% dei consensi, la coalizione di centro-sinistra “Alleanza Democratica” – che riunisce socialisti verdi e liberali – si è fermata intorno al 25%, mentre il partito dell’ultradestra xenofoba Jobbik, avanza fino al 21% conquistando il terzo posto tra le forze politiche che hanno partecipato alla tornata elettorale; ha votato il 61% degli aventi diritto.
Secondo i primi dati certi dello scrutinio, al centro-destra saranno assegnati 135 dei 199 seggi in Parlamento, più che sufficienti per formare senza complicazioni un nuovo governo, il terzo, secondo consecutivo, a firma Orban il cui primo mandato risale al 1998.
La destra populista del Premier ha vinto nonostante un notevole calo di consensi rispetto alle elezioni del 2010 nelle quali aveva raccolto quasi il 53% dei voti – in quell’occasione i socialisti erano rimasti al 19% mentre Jobbik arrivò al 16% dei consensi – le controverse leggi costituzionali “ad personam” – tra le quali anche la legge elettorale, usata per la prima volta, che prevede un sistema maggioritario a turno secco (i parlamentari prima erano 386) – e il bavaglio imposto ai media non sembrano aver pesato più di tanto sul risultato di Budapest.
Gli ungheresi, nonostante le batoste ai diritti civili e alla libertà di espressione, la nemmeno tanto velata omofobia e i continui attacchi alla magistratura, hanno scelto ancora una volta “l’uomo dei sogni” che grazie alla sua riluttanza verso Bruxelles si è assicurato i voti dei nazionalisti e delle frange più estreme del centro-destra.
Paga anche la scelta operata da Orban di tassare fortemente le banche, le aziende del settore energetico e delle comunicazioni straniere; dopo 4 anni di crisi, Orban, è stato in grado di risollevare il paese: diminuendo la disoccupazione, aumentando gli stipendi, detassando il reddito e le bollette.
La coalizione di centro-sinistra, invece, avrà a disposizione solo 38 seggi, mentre il partito “la politica può essere diversa” avendo superato di poco la soglia di sbarramento del 5% potrà contare su 5 scranni in Parlamento.
La vera sorpresa – ma neanche tanto dopo le elezioni francesi e i sondaggi che danno Alba Dorata al 10% in vista delle Europee – è l’avanzata del partito anti-semita e xenofobo Jobbik, che potrà contare su 23 seggi.
Guglielmo Sano