Elezioni Europee, i candidati del Partito Democratico. E Grillo attacca Renzi
Alle elezioni europee di maggio 2014, il Partito Democratico presenterà una lista di agguerritissimi candidati. Renzi vuole dimostrare il suo valore aggiunto.
Tanti i nomi in lista nelle cinque diverse circoscrizioni (nord est, nord ovest, centro, sud, isole). Mercoledì si terrà l’approvazione definitiva. Sarà il premier, in veste di segretario di partito, a dare l’ok finale. Intanto, circolano le prime indiscrezioni sui possibili futuri eurodeputati.
Fa rumore il primo nome di vip candidato da Renzi: è l’ex calciatore e campione del mondo 1982 Marco Tardelli. Ma sono tanti i nomi che il Nazareno (sede nazionale del Partito Democratico, ndr) sta mettendo insieme. E non è mai facile mediare tra le richieste dei territori ed i nomi nazionali che provengono dall’alto. Sonia Alfano, attuale Presidente della Commissione Antimafia Europea, eletta indipendente nelle liste dell’Idv nel 2009, stavolta potrebbe candidarsi coi democratici. Come lei, anche il capo del Dipartimento per la giustizia minorile del ministero della Giustizia, il magistrato Caterina Chinnici, sembra avere un posto sicuro nelle liste dem. E poi il deputato Massimo Paolucci, l’ex Ministra dell’Integrazione Cecile Kyenge, l’ex Presidente della Giunta regionale piemontese Mercedes Bresso e tanti altri.
Europarlamentari uscenti: Roberto Gualtieri, docente universitario e dalemiano di ferro, è in pole position per la riconferma. Poi Sergio Cofferati, ex numero 1 della Cgil, il quale, pochi giorni fa, ha ricevuto il disco verde da parte della direzione del Partito Democratico ligure. Quindi Andrea Cozzolino, il quale nome divenne noto ai più per le elezioni primarie per la scelta del sindaco di Napoli. Di Sonia Alfano si è parlato.
Infine i capolista. Uno per ognuna delle cinque macro circoscrizioni: Stefano Boeri, architetto ed ex assessore della Giunta Comunale milanese (con Pisapia) dovrebbe essere il capolista nel nord ovest (Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria e Lombardia). Paolo De Castro, molto vicino a Prodi – essendone stato Ministro dell’Agricoltura sotto il suo Governo -, nel nord est (Friuli Venezia e Giulia, Trentino Alto Adige, Emilia-Romagna e Veneto). Nel sud Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia) sarà il sindaco di Bari, Michele Emiliano, a guidare la compagine democratica. Poi nelle isole dovrebbe quasi sicuramente essere il sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, capolista dem.
Il nodo più spinoso resta nella circoscrizione centro (Lazio, Toscana, Umbria e Marche): David Sassoli, capodelegazione del Partito Democratico all’Europarlamento e scorso capolista nelle stesse regioni, dovrebbe essere di nuovo il numero uno. A meno che, però, Lucia Annibali, l’avvocatessa sfregiata dal suo ex compagno precisamente un anno fa e poi insignita di un’onorificenza dal Capo dello Stato per il coraggio e la forza con cui ha affrontato il suo calvario, non accetti la proposta di Renzi, ovvero quella di guidare il Partito Democratico in queste quattro regioni.
In uno scenario ancora confuso si inserisce Beppe Grillo. Dal suo blog, l’ex comico genovese sottolinea come il Movimento 5 Stelle abbia fatto le “europarlamentarie: Oltre 33.000 persone che decidono liberamente e insieme tutti i candidati delle liste per le elezioni europee”. Secondo Grillo questi voti sono passati inosservati alla stampa che ha messo a tacere l’informazione. E quindi attacca il Partito Democratico, reo di non aver organizzato alcune elezioni per decidere i nomi che si candideranno ad uno scranno di Bruxelles e Strasburgo: “nessuno parla invece – scrive feroce Grillo – delle primarie del Pd per le europee. Le regole sono semplici. Il votante è uno solo: il caro (nel senso che è costato due euro a ogni elettore pd) leader Renzie. I potenziali candidati devono essere foglie di fico (si parla di Tardelli, l’ex calciatore), ex ministri finiti nel dimenticatoio (come la Kyenge o De Castro), pasdaran di partito (Bresso, Cofferati, Emiliano, Cozzolino)”. La ragione per la quale non fare le primarie? Per il M5S è chiaro: sarebbero state un flop. “Ennesime buffonarie – le chiama Grillo -. Nessuno avrebbe pagato altri due euro per sostenere ancora Berlusconi. Ha quindi optato per il votante unico: lui stesso”. Insomma, la battaglia per le europee è entrata nel vivo. Sarà Renzi contro Grillo: il governo contro l’opposizione. Con l’incognita Berlusconi che potrà essere, addirittura, l’ago della bilancia.
Daniele Errera