È un editoriale non proprio confortante quello scritto da Mario Draghi sul report annuale della Bce. Infatti, il presidente dell’istituto di Francoforte ha sottolineato che, sebbene le economie dell’Eurozona si stiano riprendendo, i livelli di disoccupazione rimangono ancora alti: “Il processo di aggiustamento dei bilanci in atto nei settori pubblico e privato e l’elevata disoccupazione hanno continuato a frenare la crescita”, ha informato Draghi. Tradotto: le politiche di austerità hanno rallentato la tanto insperata ripresa.
Tuttavia, secondo il capo dell’Eurotower, sembrano esserci buone notizie sul fronte lavoro: il dato sull’occupazione nell’area euro del primo trimestre 2014 “mostra che la situazione del mercato del lavoro si è stabilizzata” e che ci sia stata una tendenza, già nella seconda metà del 2013, a ridurre il numero degli occupati piuttosto che le ore lavorate. In questo modo, il mercato si è stabilizzato, in quanto – ha scritto l’ex governatore di Bankitalia – “la normalizzazione delle ore lavorate spesso precede una ripresa delle assunzioni”. Quindi il presidente Draghi ha ammesso che “il tasso di disoccupazione ha continuato ad aumentare nel 2012 e nei primi tre trimestri del 2013, raggiungendo livelli mai registrati dal 1995”. Dopo il calo dell’ottobre scorso, la percentuale si è arrestata al 12,1%, con uno scarto di +0,7% rispetto allo stesso periodo del 2012.
Non sono poi mancati i commenti sulla ripresa economica e sui conti pubblici dei 18 paesi di Eurolandia: “Il rapporto tra disavanzo delle amministrazioni pubbliche e Pil per l’area dovrebbe scendere di 0,6 punti percentuali al 2,5%, ossia al di sotto del valore di riferimento di Maastricht”, hanno avvisato gli economisti di Francoforte, che sullo sforamento del tetto del 3% – inviso al premier Renzi e a tutti i paesi dell’Europa meridionale – hanno precisato: “L’Italia non supererà quel parametro nell’anno in corso”.
Intanto, a pochi giorni dalla conferenza stampa di Draghi a Francoforte, il Fondo monetario internazionale ha chiesto alla Bce di “tagliare aggressivamente i tassi d’interesse” per evitare di cadere nella rete della deflazione.