Il governo “non potrà non tener conto delle quote rosa” nella procedure di nomina dei vertici delle aziende partecipate. Così Federica Guidi, Ministro dello Sviluppo economico, intervistata da ‘2Next’ su Rai2.
La titolare di uno dei ministeri chiave del governo Renzi ha poi aggiunto che “il governo è composto per il 50% da donne ed è un segnale molto importante”.”Credo che le quote rosa siano un principio giusto – ha affermato Guidi – un governo che ha otto ministre donne non potrà non tenerne conto”. La responsabile allo Sviluppo economico ha anche smentito le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni secondo cui lei stessa avrebbe consegnato al premier Renzi una lista con nomi e personalità da nominare ai vertici delle aziende partecipate come Eni, Poste e Finmeccanica: “Non ho consegnato nessuna lista a nessuno” ha risposto il ministro. In merito alla necessità di proporre donne nei posti chiave delle aziende a partecipazione pubblica, dando una segnale forte sul fronte delle pari opportunità (su cui più volte il governo Renzi è stato chiamato all’ordine) la stessa ministra ha sottolineato: “Da donna che ha fatto un mestiere maschile, essere protetta come un animale in via di estinzione non mi è mai piaciuto ma nel corso degli anni ho pensato che uno shock, anche per legge, servisse”.
Dichiarazioni interessanti quelle della Guidi che danno ufficialmente il via al toto-nomine e che, in queste ore, fanno ben sperare in vista di una ricambio netto ai vertici delle aziende parastatali. Un cambio di passo, una discontinuità quella annunciata dal primo ministro Renzi che potrebbe avviare la tanto attesa rottamazione anche della pubblica amministrazione, dopo quella della casta politica.
Un tocco di rosa nella procedura per la scelta dei dirigenti delle partecipate, dunque, per un governo che ha sì 8 ministri donne ma che ha perso il dicastero delle pari opportunità. Nel governo Letta, dopo lo scandalo e le dimissioni che avevano coinvolto Josefa Idem, tale delega era stata assegnata al Ministro per il Lavoro e le politiche sociali Maria Cecilia Guerra. Al momento nell’esecutivo Renzi queste competenze risultano non essere ancora state assegnate.
Le parole del ministro Guidi arrivano nello stesso giorno in cui la deputata Pd Delia Murer, dalle pagine dell’Unità, invita il governo Renzi ad agire in fretta sul tema della violenza alle donne: “nel governo che ama la velocità c’è un tema su cui si registra una inspiegabile e scandalosa lentezza: la lotta alla violenza di genere – scrive la Murer – dopo un mese e mezzo non risulta che il Presidente del Consiglio abbia assegnato la delega alle Pari Opportunità”. A preoccupare non è solo l’aspetto istituzionale quanto “il ritardo clamoroso con cui si sta affrontando il tema specifico” da un punto di vista legislativo dice la deputata.
Non solo quote rosa. Nel corso dell’intervista il ministro Guidi si è espresso anche sul caso Fiat: “è un’azienda privata e può fare quello che vuole – ha detto – Non voglio fare il difensore di nessuno, tantomeno della Fiat, ma rispetto agli anni ’80 è un’altra azienda, ha fatto investimenti”. Piuttosto, sostiene il ministro, “bisogna creare le condizioni perché qualunque azienda italiana e non ritrovi un valore aggiunto ad investire nel nostro paese. Nessuna azienda, però, può essere trattenuta a forza e obbligata per legge ad investire in un paese”.
Carmela Adinolfi