Il Movimento 5 Stelle apre ma il PD si divide. E’ questa la sintesi riguardo alle vicende che girano attorno al ddl Chiti di riforma del Senato, presentato da una minoranza nel PD – una ventina di senatori già bollati come “dissidenti”.
“E’ una fotocopia del nostro ad eccezione di un punto sul taglio delle indennità, quindi se ne può parlare”. Questa l’apertura al ddl da parte di Vincenzo Santangelo, capogruppo M5S al Senato. Conferme anche dal collega Morra: “Sì, non escludiamo una convergenza”.
Si apre così un fronte interno al PD, con Zanda che chiede interventi “all’interno dello schema Renzi”. Tuttavia la proposta Chiti ha un forte punto di discontinuità, rappresentato dall’elezione di 106 senatori in collegi regionali, che cozza con la non eleggibilità caldeggiata da Renzi.
Il “dissidente” Mineo ribatte: “il ddl resta sul tavolo, ma non vogliamo spaccare il partito”, sottolineando che “è la premessa per la costruzione di una maggioranza alternativa”. Ma la maggioranza del partito, su proposta di Nicola Latorre, chiede il ritiro del ddl: “bisogna lavorare per perfezionare il testo governativo esistente”.
Nel frattempo arriva un avvertimento sulla riforma del Senato anche dal ministro dell’Economia Padoan: “se le riforme non dovessero passare sarebbe molto grave per il Paese”.
Emanuele Vena