Non accenna a calmarsi la situazione in Ucraina: dopo l’offensiva dei militanti filorussi nelle regioni sudorientali, il governo di Kiev, ha deciso di dare inizio a una dura repressione che parte dall’inasprimento delle pene per i separatisti e prevede anche l’invio di un numeroso contingente di forze speciali preparate per condurre “operazioni anti-terrorismo”.
La polizia ha sgomberato, tra le ultime ore della notte e la mattinata, gli edifici pubblici occupati dai manifestanti pro-Mosca, giovedì, a Kharkiv: sono state tratte in arresto 70 persone, avevano occupato gli uffici di un ente televisiva e il palazzo del governo, che si sono difese lanciando bombe molotov, causando un incendio che fortunatamente non ha avuto serie ripercussioni in termini di vite umane, neanche un colpo d’arma da fuoco è stato sparato riferiscono dal ministero dell’Interno ucraino, secondo altri in una sparatoria sono rimasti feriti diversi agenti di polizia.
Anche a Donetsk, dove i manifestanti che avevano occupato il palazzo del governo regionale e la sede locale dei servizi segreti prima di annunciare l’indipendenza della Repubblica popolare di Donetsk, tutti gli edifici sono tornati in mano al governo: ha evitato il blitz della polizia l’intervento come mediatore del Presidente del club calcistico di rango europeo della città, lo Shaktar, l’uomo più ricco d’Ucraina Rinat Akhmetov.
Il sindaco di Donetsk, Lukascienko, ha condannato le azioni “inaccettabili” dei manifestanti e, comunicando che le armi sottratte all’armeria dei servizi segreti anch’essa occupata negli scorsi giorni sono state quasi del tutto riconsegnate, ha attaccato fortemente anche le nuove autorità ucraine che “non si stanno sforzando di capire cosa sta succedendo nella nostra regione”.
A Kiev, a proposito, la Rada, su proposta del partito della Tymoschenko ha inasprito le pene per i separatisti che ora rischiano fino a 5 anni di carcere (10 anni se chi attenta all’unità territoriale è un’autorità pubblica): quando i comunisti hanno accusato i nazionalisti di aver causato la pericolosa crisi del paese, nel Parlamento, è scoppiata la rissa.
Anche se le regioni dell’Est a maggioranza russa sembrano tornate sotto il controllo di Kiev, il pericolo che si riproponga la situazione vista in Crimea è tutt’altro che scongiurato.
Nel frattempo, le proteste filo-russe, ricevono l’ennesimo endorsement da parte di Mosca che si è detta preoccupata dalla repressione operata dal governo centrale ucraino, “potrebbe portare a una guerra civile” come dimostrano gli scontri con feriti avvenuti tra filo-Kiev e pro-Mosca nella città di Mikolaiv, per cui il ministro degli Esteri di Putin, Lavrov, si è detto disponibile a un tavolo a quattro che oltre a Russia e Ucraina, veda come protagonisti del dialogo Usa e Ue, senza però rinunciare a mandare un messaggio a Nato e Usa: “stando alle nostre informazioni, unità delle truppe dell’Interno e della guardia nazionale, come pure militanti della formazione armata illegale Pravi Sektor (il “settore destro” protagonista di EuroMaidan), si stanno ammassando nella parte sudorientale dell’Ucraina e nella città di Donetsk, siamo particolarmente preoccupati dal fatto che l’operazione coinvolge circa 150 mercenari americani della compagnia privata Greystone ltd, vestiti con l’uniforme delle forze speciali di polizia”.
L’Ucraina ha accettato di incontrare i rappresentanti russi nell’ambito di incontri bilaterali o a 4, lo fa sapere il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Ievghen Perebiinis.
Guglielmo Sano