L’Italia riceve soldi da Bruxelles che poi non spende: la conferma arriva direttamente dalla Commissione Barroso, che – tramite il portavoce del commissario alle Politiche regionali Johannes Hahn – ha rimproverato il nostro paese per la cattiva gestione dei fondi europei: “Ci sono stati progressi ma resta ancora molto da fare. Ci sono dei rallentamenti provocati soprattutto da problemi nella capacità di gestione”, ha fatto sapere il rappresentante dell’Eurocommissione.
Il Belpaese spende soltanto il 49,63% dei fondi, in contrasto con la media Ue, che arriva al 66,29%. Nel febbraio scorso, Andrea Del Monaco, esperto di europrogettazione e consulente del governo Prodi II, aveva denunciato al Manifesto l’incapacità della classe politica italiana di piazzare i fondi trasferiti da Bruxelles: “Il fallimento dei governi Letta, Monti e Berlusconi, è nei numeri: 28,8 miliardi non spesi nel periodo 2007/2013; altri 85 miliardi (del nuovo ciclo 2014–2020) che non possiamo usare perché l’Italia non ha ancora concluso la programmazione con Bruxelles”.
Maglia nera per la Campania, che però, in controtendenza col passato, ha rafforzato i suoi sforzi nell’impiego delle risorse, passando dal 17,7% del 2013 al 33,7% di quest’anno. Lo stesso discorso vale per Calabria (dal 21,7% al 40,2%) e Sicilia (18,52% al 41,7%), già in coda nella classifica delle regioni meno virtuose d’Europa. Ma dalla Commissione hanno fatto sapere che bisogna decidere al più presto come utilizzare, entro la fine del 2015, gli altri 16 miliardi di euro messi a disposizione. Dal 2007, anno dell’inaugurazione dei fondi, sono stati spesi 17,1 miliardi di euro, soltanto la metà di quelli disponibili.
Intanto, in un’intervista alla Cnn, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha dichiarato: “L’alta e persistente disoccupazione è la minaccia numero uno al progetto europeo, per questo motivo bisogna accelerare sull’approvazione del Job act”. E, in accordo con quanto detto ieri dal governatore della Bce Mario Draghi, ha affermato: “Un’inflazione molto bassa rende l’aggiustamento del debito ancora più difficile, quindi il quantitative easing – l’iniezione di denaro ndr – sarebbe appropriato per l’Eurozona”. Mentre, alla domanda sull’acquisto di titoli finanziari da parte dell’Eurotower, il responsabile di via XX Settembre non si è sbilanciato: “C’è un dibattito in corso su quando e come farlo”.
Sulla stessa linea di Padoan c’è anche il Fondo monetario internazionale, che oggi ha avvisato l’Italia: “Il paese crescerà di circa un punto (+1,1%) nel 2015, ma la disoccupazione rimarrà elevata”. Una brutta notizia per Renzi, se si considera che la Grecia – ormai sfiancata dalla cura della Troika –, nello stesso periodo, toccherà il +2,9%. D’altra parte, quest’anno, Roma e Atene si dovrebbero assestare entrambe allo +0,6%, stando a quanto dichiarato dall’istituto con sede a Washington. Per il Fmi bisogna intervenire in questo modo: “Ulteriori misure per far ripartire l’offerta di credito in Italia consentirebbero un aumento del Pil del 2% o anche di più”.