Al via la nuova Giunta Regionale siciliana. Rosario Crocetta ha costituito la nuova formazione, salvando i suoi fedelissimi, che dovrà guidare la Regione a statuto speciale fino alle elezioni del 2017.
Niente a che vedere con la Giunta dei vip, quella che coinvolse Franco Battiato e Antonino Zichichi. Stavolta il Presidente Crocetta ha dovuto mediare tra le varie anime del partito, alla luce delle modifiche vissute dal sistema politico italiano e locale: anzitutto un nuovo segretario regionale, Fausto Raciti. Dalemiano doc proveniente dai Giovani Democratici (di cui è ancora Segretario nazionale). Quindi la segretaria del partito. Al Nazareno si sono succeduti Bersani-Epifani-Renzi. Quindi un nuovo premier, Matteo Renzi. Crocetta ha dovuto prendere atto degli avvenimenti ed ha ordinato un rimpasto dato che tutto era nato all’interno del Partito Democratico. Era, infatti, da mesi che si viveva un vero e proprio braccio di ferro tra Pd siciliano (con l’allora segretario Lupo che chiedeva un cambio casacca al governo regionale) e il Governatore stesso.
I nuovi assessori sono Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponetti ed ex procuratore capo di Palermo, che vola all’assessorato all’energia, mentre l’economia regionale è affidata all’avvocato Roberto Agnello, già ministeriale alla Salute. Poi altri quattro assessori senza delega. Di queste si discuterà in seguito: sono Nico Torrisi, presidente di Federalberghi, proveniente dall’Udc, Paolo Ezechia Reale, in quota lista ‘Articolo 4’, Antonino Fiumefreddo, editore di professione ed infine Giuseppe Bruno (Pd). I confermati, invece, sono Michela Stancheris (Megafono, la lista elettorale voluta dal duo Crocetta-Lumia), Nelli Scilabra (Pd), Patrizia Valenti (Udc), Mariarita Sgarlata (Pd) ed infine, in quota Crocetta, Lucia Borsellino e Linda Vancheri.
Una Giunta che nasce sulla scorta degli accordi politici e che per questo, di norma, sarebbe fragile. Al contrario, più volte in Sicilia si è rimasti in piedi (o, se si volesse dire diversamente, sulla poltrona) proprio grazie ad improbabili, quanto apparentemente poco solidi, accordi politici.
Daniele Errera