In una lunga intervista a ‘Le invasioni barbariche’ Massimo D’Alema si apre alle domande della conduttrice di Daria Bignardi parlando di politica estera, del PD e di politica nazionale.
Un D’Alema così aperto e ‘chiacchierone’ non lo si vede così spesso, soprattutto dopo la batosta alle primarie stravinte da Matteo Renzi. Tuttavia, dalle parole e dai toni di D’Alema, da quel momento sembra essere passato almeno un decennio, raccontando anche di un’affinità forte e complice. D’Alema mostra parole di conforto e di apprezzamento per Renzi, anche quando questi urlava ‘rottamiamo D’Alema’ perché, secondo l’ex parlamentare, era un “messaggio giusto e di cambiamento, e non da intendere alla lettera”.
A dimostrazione di questo nuovo clima di serenità tra i due, come fa notare lo stesso D’Alema, c’è stata la presentazione del nuovo libro del due volte premier da parte di Renzi alla vigilia del suo primo consiglio europeo. “Su queste cose andiamo d’accordo – dice D’Alema – e quindi lui appoggia queste iniziative”.
Daria Bignardi, poi, fa una domanda scomoda a D’Alema, chiedendogli se si ritiene adatto a ricoprire il ruolo di Commissario Europeo. D’Alema, dopo un attimo di indecisione, si dice “adatto ad un ruolo europeo”, senza specificare quale. Parlando sempre dell’europee D’Alema ritiene azzeccata la scelta di candidare “cinque donne come capilista” per le elezioni del 25 maggio, per le quali D’Alema dice di essere ottimista.
Sempre parlando dell’Europa D’Alema ritiene aberrante che per la situazione in Ucraina ci sia stato un vertice tra i soli Kerry, segretario di stato americano, e Lavrov, suo alter ego russo, escludendo completamente l’Europa che è pesantemente condizionato dalla situazione nell’ex Paese sovietico. “Escludere un ente che rappresenta un terzo del PIL mondiale – dice l’ex premier – e lasciare il campo ad USA e Russia ricorda la guerra fredda, e così non va bene”. D’Alema parla brevemente di un’Europa più forte e che non si mostri di nuovo debole come in questo emblematico caso.
Parlando di Berlusconi, poi, racconta del suo rapporto con il vecchio rivale, un rapporto distante ma rispettoso. “Berlusconi è stato più bravo di noi nella comunicazione con il Paese – continua D’Alema – ma penso che noi ora abbiamo trovato uno più bravo di lui”. D’Alema spiega come in passato il partito volesse sconfiggere il partito di Berlusconi su un terreno politico, “un terreno più tradizionale” mentre Berlusconi spostava la battaglia sul terreno più populistico e di comunicazione. Con Renzi, invece, si è “sparigliato”, portando la battaglia sul campo di Berlusconi, e per ora è “un’operazione di successo”.
Una critica piuttosto pesante all’operato del governo arriva sulla legge elettorale, una legge nata da un accordo con Verdini che, per questo, “non poteva essere perfetta”. D’Alema trova assurdo il sistema di blocchi verso i piccoli partiti, che potrebbero, a suo parere, portare l’elettore a votare per un candidato o un partito e contribuire ad eleggerne un altro, sollevando addirittura una questione di costituzionalità.
Francesco Di Matteo