La Banca Centrale Europea, per la prima volta dal sorgere della crisi economica e finanziaria, ha trasmesso dati fiduciosi circa il mondo del lavoro: la disoccupazione nell’Eurozona cala all’11,9%.
“Una flessione nel numero di disoccupati”, confessa Mario Draghi. Ed è in questo momento che bisogna spingere la domanda. Nel momento in cui si verificano i primi dati in controtendenza col quinquennio economicamente più negativo da quando l’Ue è nata a Maastricht. Non è escluso, afferma la Bce nel bollettino mensile, “un ulteriore allentamento della politica monetaria e ribadisce con fermezza che continua ad attendersi tassi di interesse di riferimento della Bce su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo”. Si prospetta, quindi, “un’inflazione contenuta nel medio termine” (scesa, l’inflazione, dello 0,2% tra febbraio e marzo, secondo l’Eurostat). L’adeguamento ai prezzi, si prospetta, aumenterà fino al 2% del 2016. Poi sul livello dei prezzi la Bce afferma come sia quelli “al rialzo che al ribasso, siano limitati e sostanzialmente bilanciati nel medio periodo. In tale contesto le possibili ripercussioni dei rischi geopolitici, nonché dell’evoluzione dei tassi di cambio saranno tenute sotto stretta osservazione”.
L’ultima parte del bollettino curato dalla Banca Centrale Europea è rivolto ai governi: si continui sulla via del risanamento debito/Pil, si rientri nel 3% del rapporto deficit/Pil e, soprattutto, si continui con le riforme: “occorre attuare ulteriori interventi decisivi per realizzare riforme nei mercati dei beni e servizi e del lavoro finalizzate a incrementare la competitività, innalzare la crescita potenziale, creare opportunità di occupazione e rendere le economie dell’area più flessibili”.
Daniele Errera