Sempre più affollate le stanze dei bottoni. Prima il patto Renzusconi sulle riforme, oggi Renzi-Bersani sull’Emilia Romagna. Dopo le dimissioni di Vasco Errani (condannato a un anno per falso) ormai si è aperta la sfida per le primarie interne al Pd che si terranno il 28 settembre prossimo, mentre la data fissata per la consultazione elettorale è quella del 16 novembre.
Dopo le dimissioni di Errani, si rincorrevano i nomi più disparati: da Delrio a Richetti, da Poletti a Bonaccini. Poi la voce di una trattativa segreta tra il premier e l’ex segretario ha cambiato le carte in tavola. Stop: finora si è scherzato. Il candidato di Renzi sarà Daniele Manca, sindaco di Imola e presidente dell’Anci regionale, già molto vicino a Bersani. In cambio l’accordo nel Pd al Senato sulle riforme. “Se la maionese non impazzisce da qui a qualche giorno, Manca sarà il candidato alla presidenza” dice al corriere.it un’autorevole fonte democratica.
La corsa era a due. Da una parte Bonaccini, dall’altra Manca. Il primo, nei giorni scorsi, aveva dichiarato di essere candidato “al 50%” ma per lui, sempre secondo il patto Renzi-Bersani, sarebbe già pronto un incarico importante nella segreteria nazionale: vice segretario con delega all’organizzazione. Il sindaco di Imola, d’altro canto, è sponsorizzato anche dai sindaci emiliani. In particolare quello di Bologna, Virginio Merola. “Ho sempre posto il tema dell’essere una risorsa, un’opportunità e non un problema- ha dichiarato ieri Manca- alla luce di questo, se serve ed è utile che io ci sia, sono a disposizione” ma, assicura, “non correrei mai le primarie contro l’uno o l’altro”. Che tradotto dal politichese significa: se un’ampia maggioranza mi chiederà di candidarmi, lo farò. Seguo solo la disciplina di partito.
La notizia dell’intesa inconfessabile tra i due pezzi grossi del Partito ha fatto, però, storcere la bocca a molti. Inizia Patrizio Bianchi, già assessore al Lavoro della giunta Errani, che correrà alle primarie del 28 settembre: “Manca è un nome che divide” e la sua “corrente di partito” (i bersaniani, ndr) non rappresenta più “la società civile” della regione. Poi ci va giù duro: “Non ci siamo. C’è bisogno di una Regione nuova che sia capace di posizionarsi in Europa (che vuol dire?, ndr), e lui non è capace”.
Molti contestano soprattutto il metodo. Il consigliere regionale Casadei definisce “singolare” il fatto che la “discussione sul futuro dell’Emilia avvenga a Roma” mentre Benedetto Zacchiroli, consigliere comunale bolognese vicino a Richetti, spara: “Se davvero Bersani sta lavorando a questo ricatto, è un irresponsabile. E deve smentirlo. Bersani rispondi”. Qualche voce sporadica e flebile si leva anche dall’opposizione che di certo non farà le primarie. Daniele Marchetti, segretario imolese della Lega, invita tutte le forze di opposizione “a organizzarsi per dare un’alternativa a questa città” perché “il partitone (il Pd, ndr) deve essere mandato a casa”. Gli risponde il berlusconiano Carapia che coglie “con favore l’appello all’unità” della Lega “per presentarsi uniti alle prossime elezioni”.
La partita è ancora aperta. Entro la prossima settimana le candidature dovranno essere ufficiali. E non si escludono colpi di scena dell’ultimo minuto. Il Partito Democratico è ormai l’unica formazione politica ad organizzare le primarie per dare voce agli elettori. Ma se poi queste diventano il simulacro di trattative indicibili e imposizioni dall’alto, tanto vale non farle. Si risparmierebbe pure qualche soldo.