Da esperta di politica estera Emma Bonino ragiona sugli effetti di invio di armi ai curdi autorizzato dal Parlamento italiano. “Armiamo i peshmerga e fermiamo l’Isis, bene. Ma crediamo davvero che dopo sarà possibile un Iraq unitario, tollerante? Sicuri che non ci sarà un effetto-domino?”. Emma Bonino, intervistata dalla Stampa, riflette così sull’invio di armi ai curdi. Per l’ex ministro degli Esteri “è arrivato il momento della politica, perché finché ci rifiutiamo di leggere quello che sta accadendo nel mondo a Sud saremo sempre presi in contropiede”. “Qualcuno – si domanda – sta parlando con i turchi?”. E riflette sulla Ue: “Davanti a tutto questo l’Europa come al solito va in ordine sparso. Anche per gli aiuti. Qualche domanda scomoda è bene che cominciamo a farcela. Per esempio, abbiamo deciso che Nazioni Unite e Consiglio di sicurezza sono temporaneamente sciolti? E il silenzio sostanziale del mondo musulmano e arabo in particolare?. Ci dicono niente queste strane, nuove e forse temporanee alleanze che nascono, come quella tra Israele, Egitto ed Arabia Saudita?”.
In Europa, insiste Bonino, “dobbiamo gettare le basi per una diversa politica mediterranea, servono strumenti più adeguati per una politica almeno a medio termine”. Nella Ue “alla fine si renderanno conto che un commissario al Mediterraneo è vitale. Sennò, resta tutto come sempre. Resta che l’Europa è una cornice, e manca il quadro”. Bonino torna poi sul suo no all’invio di armi ai ribelli siriani quando era alla guida degli Esteri: nel 2013, spiega, “era ormai chiarissimo che i cosiddetti moderati e laici tra i ribelli siriani erano stati tutti epurati. Anche il Sirian FreeArmy era infiltrato da Al Nousra e dall’Isis”.