E’ accaduto ancora. E dobbiamo ammettere che ce lo aspettavamo. Diverse decine (quasi duecento) di giovani africani, tutti del Corno d’Africa, somali ed eritrei sono morti annegati, inghiottiti dal Mediterraneo con il sogno di arrivare sulle coste della Sicilia.
Erano partiti dalla Libia che è sempre più nel caos. In Italia la politica parla di “Mare Nostrum” e di “Frontex”, cerca di trovare un modo per non dover fare i conti con i migranti, cerca di rimuoverli, quasi chiede loro di morire in silenzio, senza disturbare, alla ricerca di terra ferma che non sia l’Italia. Non ci riusciranno.
I politici non riescono a capire quale volontà incrollabile anima questi giovani che vogliono avere una chances nella vita. I nostri politici poi non riescono a capire cosa sia vivere in un paese come la Somalia, in guerra da venti anni, o come l’Eritrea, un buco nero di vessazioni, soprusi, torture e sparizioni. I nostri politici non riescono a capire che non ci sono scorciatoie.
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La storia dell’umanità è fatta di migrazioni: dai territori della povertà e dell’insicurezza a quelli del benessere e della ricchezza. La politica non riuscirà a fermare i migranti che, anche se verranno accolti a fucilate, continueranno ad arrivare.
Niente e nessuno li può fermare. L’unica via per fermarli è quella di dare loro una chances, la speranza che i loro paesi diventeranno luoghi nei quali si può vivere, si può studiare, si può godere della vita. L’unica via, dunque, è quella di non appoggiare regimi spietati come quello eritreo di Isaias Afworki.
L’unica via è quella di aiutare realmente la Somalia a diventare un paese vivibile. Ma la politica non fa questo e pretende che i giovani di questi paesi decidano di “non-vivere”. Impossibile: piuttosto continueranno a morire nel Mediterraneo, a un passo da noi.
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