Il bonus da 80 euro potrebbe essere esteso anche alle famiglie più numerose a partire dal 2015. Aspramente avversato e considerato dagli avversari politici del PD alla stregua di un obolo, una manovra propagandistica in vista delle scorse elezioni europee. Bocciato dalla Confcommercio a causa dei suoi “effetti invisibili” sui consumi. Il ddl Irpef, che finora ha consentito a chi guadagna meno di 26 mila euro lordi annui (indipendentemente dal numero di persone a carico) di percepire 80 euro in più in busta paga, torna di nuovo al centro del dibattito politico. Allo studio del governo c’è infatti un piano che a partire dal 2015 dovrebbe allargare i benefici degli 80 euro anche alle famiglie più numerose.
L’asticella del reddito potrebbe dunque essere innalzata per le famiglie che si sostengono grazie a un solo stipendio, a seconda del numero di figli: se i figli a carico sono due, la soglia salirebbe a 31 mila euro; a 40 mila se sono tre e a 50 mila se il numero è pari a quattro. Per il governo non sarà difficile reperire i fondi necessari all’introduzione del cosiddetto “quoziente familiare”: l’estensione del bonus alle famiglie più numerose richiede infatti una cifra che varia tra i 200 e i 300 milioni di euro l’anno. Risorse che l’esecutivo ha intenzione di recuperare sforbiciando la spesa pubblica.
Nel Def, ovvero il Documento di economia e finanza, sono previsti risparmi pari a 15-17 miliardi di euro (10 dei quali serviranno solo a confermare il bonus da 80 euro per coloro che lo stanno percependo attualmente): accorpamento delle centrali d’acquisto e drastica riduzione delle partecipate sono solo alcune delle misure che il governo adotterà nella prossima legge di Stabilità. Non godranno degli 80 euro, invece, pensionati, lavoratori autonomi e incapienti. Tempo fa Renzi aveva ipotizzato un’estensione del taglio Irpef anche a queste categorie. Ma, almeno per i prossimi mesi, non se ne farà nulla.