L’Isis fa proseliti anche in Italia. Come riportano oggi numerosi giornali, sarebbero una cinquantina gli italiani che hanno aderito allo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, il califfato recentemente autoproclamatosi indipendente il cui braccio armato si è reso protagonista, nelle ultime settimane, di stragi e massacri nelle aree da esso rivendicate.
Ma – contrariamente a quanto si possa pensare – la stragrande maggioranza dei “foreign fighters” provenienti dal nostro paese sono italiani al 100%, convertiti (o reclutati) e disposti a morire per la jihad. Solo una quota minoritaria, tra costoro, appartengono a famiglie di origine islamica. Da quanto si apprende, sembra che i foreign fighters siano stati per la gran parte “adescati” attraverso la rete, che rappresenta uno dei mezzi maggiormente utilizzati dall’Isis per la sua propaganda.
Sembra che la composizione di questo gruppo di jihadisti italiani sia esclusivamente maschile, ma secondo Il Tempo non è da escludere un futuro coinvolgimento di donne. Come ha scritto qualche giorno fa Francesca Musacchio qualche giorno fa, “alcune italiane, infatti, scelgono come religione l’islam, quasi sempre perché incontrano uomini musulmani con cui si sposano. In questi casi accettano anche di far parte di un “harem”, unendosi in matrimonio con persone già legate ad altre donne. In altri casi, proprio le convertite radicalizzano il proprio credo spingendosi fino al fondamentalismo in nome di Allah”. A tal proposito, si cita Barbara Farina, moglie dell’ex imam di Carmagnola, sottoposto a procedimento di espulsione per aver apertamente esaltato alla “guerra santa”.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, le regioni più interessate al reclutamento sono quelle del centro-nord, le stesse in cui si registra la presenza delle più consistenti e attive comunità islamiche italiane. In particolare, sarebbe “in fermento” la città di Brescia (dove è presente una delle comunità più numerose in Italia, in termini relativi rispetto al numero complessivo di abitanti) ma l’attenzione è rivolta anche nelle aree circostanti di Padova, Milano, Torino, Ravenna e Bologna, nonché a Roma e Napoli. Nelle ultime ore, inoltre, è salita la tensione anche a Cremona, dove anni fa venne invitato a predicare l’imam itinerante Bilal Bosnic, oggi tra i maggiori attivisti del fondamentalismo facente capo all’Isis.
A mettere in guardia dal “fenomeno-infiltrazioni” è stato anche il ministro dell’interno Angelino Alfano il quale, in un’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, ha evidenziato i rischi che può correre l’Italia per il fatto di rappresentare la culla della cristianità. Alfano ha poi precisato le dinamiche organizzative e logistiche che contraddistinguono l’azione dei foreign fighters: “Il loro punto di aggregazione è stato a lungo la Siria, da ultimo l’Iraq. Tornano in Europa, con la loro nazionalità, ricchi di un addestramento militare e ulteriormente radicalizzati, pronti a nuove azioni di proselitismo e all’organizzazione di attentati”. Ma il fenomeno non si esaurisce qui. “Un altro modulo frequente è quello dei ‘lupi solitari’, terroristi slegati da organizzazioni, che realizzano attacchi da soli o con micro-cellule. Sono pronti ad adottare la ‘strategia dei mille tagli’: dissanguare il nemico fino a farlo morire. L’incitazione riguarda gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e i ‘Paesi crociati’. Per quanto riguarda l’Italia, viene ricordato continuamente il periodo di colonizzazione della Libia”. Per quanto riguarda infine la vicenda di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti italiane scomparse in Siria da quasi un mese, Alfano si è limitato a ratificare le posizioni del Ministero degli Esteri (secondo il quale le ragazze non sarebbero nelle mani dell’Isis) ma senza aggiungere ulteriori dettagli.