Anche Giuliano Ferrara si converte alla ‘rottamazione’ renziana. E lo dimostra apertamente dalla prima pagina de Il Foglio, giornale fondato e diretto dallo stesso giornalista ben 18 anni fa.
“Largo ai giovani e bando ai soliti noti (e ai tromboni)” è il titolo dell’editoriale. Ferrara fa autocritica: “sono uno dei soliti noti. Bisogna togliergli l’Italia, dice Matteo Renzi. Ha ragione, mi dico. Ma non sono il solo solito noto. E mi piacerebbe che quelli tra i cinquantacinque e i sessantacinque anni mettessero anche loro in bella copia i loro curriculum, riflettessero sulla trombonaggine di certe pretese”.
L’ex Ministro per i Rapporti col Parlamento del Governo Berlusconi I fa un tuffo nel passato: “ho cominciato a frignare di giornalismo e di politica da bambino. Facevo da teenager un giornale che si chiamava ‘La questione’”. Continua: “ho fatto il liceo classico e Sessantotto precoce, più il famoso autunno caldo”. Quindi la svolta: “divenuto anticomunista militante e notista politico professionale per un anno dei servizi americani, ho abbracciato da ex comunista il progetto di Craxi: competere con i comunisti e i democristiani, instaurare il decisionismo in un paese che non lo conosceva, sconfiggere il conservatorismo dell’establishment anche con l’aiuto del patron televisivo Berlusconi”. Poi il fugace innamoramento per Margareth Thatcher e per Ronald Regan e per la sua politica economica neoliberista.
Quindi l’endorsement nei confronti di Renzi. Il tutto partendo da una domanda retorica: “vi pare che un tipo così possa ambire ad altro che a dire la sua ancora per qualche anno, in un angolo riparato del paese, senza ambizioni di eterodirezione della politica? Sono uno dei soliti noti, in un certo senso me ne vanto, in un altro senso capisco Matteo Renzi e l’insopprimibile bisogno di togliere di mezzo queste generazioni civili che, fatte alcune cose significative e buone, nella battaglia per una paese appena migliore, modernizzato e riformato, più ricco e decentemente eguale nelle opportunità per i suoi cittadini, hanno con onore perduto. Largo ai giovani e bando ai tromboni: non avrei mai pensato che potesse essere questo un programma civile, invece lo è”. Rottamazione pura, quindi. Grazie per il passato, cari “tromboni”, adesso tocca a noi “giovani” è il sentimento di base del pensiero. I seguaci di Renzi sono ovunque, anche nell’altro schieramento, ormai.
Ferrara conclude con una velocissima riflessione circa il suo “manifesto”: non è sicuro faccia proseliti, bensì faccia riflettere. L’opinione diffusa è che farà discutere e parlare.
Daniele Errera