Medio Oriente, Liberato giornalista Usa
Theo Peter Curtis è stato più fortunato di James Foley. Il giornalista freelance americano di 45 anni originario di Boston, Massachusetts, è stato rilasciato ieri dopo essere stato tenuto in ostaggio dal Fronte Al Nusra, affiliato di Al Qaeda e distaccatosi dall’Isis, per due anni.
Infatti era stato catturato nell’Ottobre 2012 al confine tra Turchia e Siria, mentre cercava di attraversarlo nei pressi di Antakya. Ieri è stato consegnato a rappresentanti delle Nazioni Unite nel villaggio di Al Rafid, Quneitra, sulle alture del Golan dopo una mediazione portata avanti insieme al Qatar, il cui apporto è stato fondamentale secondo quanto diramato in un comunicato dei familiari.
Pare che non sia stato pagato alcun riscatto; secondo una fonte dell’Intelligence qatariota intervistata da Reuters è stato necessario soltanto “parlare con le persone giuste”.
Il Segretario di Stato americano John Kerry dopo aver confermato la notizia ha dichiarato che per arrivare al rilascio “in due anni si sono portati avanti colloqui con più di due dozzine di paesi chiedendo a chiunque avesse potere e influenza di dare una mano per la liberazione di Theo e di altri ostaggi americani”.
Sempre Kerry ha detto che la prigionia per Curtis è stata un “momento orribile” anche se il giornalista, in un video diffuso lo scorso 30 Giugno, nonostante apparisse provato e dimesso diceva “non mi fanno mancare niente di ciò che desidero”.
La notizia ha comunque fatto tirare un sospiro di sollievo a soli cinque giorni dalla morte di Foley. Dall’inizio delle violenze in Siria sono morti 67 giornalisti. Per il New York Times ci sono ancora almeno tre cittadini americani nelle mani degli jihadisti siriani.
Una donna e due uomini. Il giornalista Steve Sotloff, uno di questi, compare in ginocchio nel video dell’omicidio di Foley. “La vita di quest’uomo, Obama, dipende dalle tue prossime decisioni” dice indicandolo il terrorista incappucciato.
Per il Comitato Usa per la Protezione dei Giornalisti sono 20 i reporter nelle mani degli jihadisti in Siria. La maggior parte sembra sarebbero però nelle mani dell’Isis.