Intervistato dal Tg3, il Presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi manda un avvertimento alla minoranza del partito: “Il Pd ha delle regole al proprio interno. La minoranza non va per i fatti suoi ma va dove va la maggioranza. Lo dico io che per anni sono stato in minoranza. Tutti noi sappiamo che quell’ipotesi è buona per essere sventolata sui giornali ma non ha possibilità di essere realizzata. Fi manterrà gli impegni”, ha detto il premier. “Quell’ipotesi” è il ddl di riforma costituzionale presentato da Vannino Chiti e sottoscritta da una fronda di senatori dem.
Oltre ai dissidi interni al Pd, il segretario ha toccato anche i temi economici, a cominciare dal tanto discusso taglio dell’Irpef. “Siamo in grado di dire ai profeti di sventura che il taglio di 80 euro al mese sarà confermato anche per i prossimi anni”.
Poi un attacco ai manager pubblici, al cui stipendio il Def ha posto il tetto massimo di 238.000 euro lordi annuali: “Ho sentito super manager dire: ‘allora io per 238 mila euro me ne vado nel privato’. Se ti prendono vai, vorrei vederli. Noi abbiamo detto che ci deve essere un limite nel pubblico e 238 mila euro lordi sono tanti soldi”.
Infine un avvertimento anche alle banche, che non hanno visto di buon occhio l’aumento delle aliquote: “Lo spread più basso libera possibilità di fare credito e le banche se vogliono risparmiare possono stare più attenti a risparmiare sui super stipendi degli Ad. E’ giusto che anche le banche paghino come i cittadini in questo periodo svantaggiato”, ha aggiunto il premier. “Tutto si può dire meno che le banche non abbiano avuto ed è ora che le banche inizino a restituire”.