Israeliani e palestinesi hanno raggiunto un accordo facendo scattare dal tardo pomeriggio di ieri una tregua di lungo periodo che potrebbe mettere la parola fine a sette settimane di guerra nella Striscia di Gaza.
In un mese e mezzo di combattimenti i palestinesi ad aver perso la vita sono 2.138, e secondo l’Onu nel 70 per cento dei casi si tratta di civili. Israele ha perso 4 civili e 68 soldati. Sono 11mila i feriti nella Striscia, 100mila persone senza più una casa. Difficile fare una stima del denaro speso, ma secondo gli analisti entrambe le parti hanno perso miliardi in queste settimane. Un prezzo salato in termini di popolarità lo ha pagato anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu: il primo ministro chiude il conflitto con un supporto al 38 per cento. Era all’82 all’inizio delle operazioni militari.
Entrambe le parti si considerano vincitrici. Dai minareti delle moschee di Gaza sono stati diffusi messaggi di vittoria sugli israeliani. Anche se messo a dura prova da settimane di battaglia, Hamas governa ancora la Striscia di Gaza e non è stato sconfitto, tanto che i suoi leader hanno ricominciato a parlare di nuove battaglie per la piena liberazione poche ore dopo la firma della tregua. Israele a sua volta controlla ancora gli accessi nella Striscia e considera di aver in gran parte neutralizzato la rete di tunnel sotterranei di Hamas.
Photo by Israeli Defense Forces – CC BY 2.0
Israeliani e palestinesi hanno raggiunto un accordo che prevede l’apertura di alcuni valichi della Striscia, così da permettere di far entrare nel territorio materiali utili per la ricostruzione, ma anche cibo e medicinali. La zona di pesca nel Mediterraneo è stata ampliata da tre a sei miglia. La ricostruzione nella Striscia di Gaza sarà affidata all’Autorità Palestinese. Il resto (e ce ne è molto) verrà discusso tra un mese nel corso di colloqui indiretti: a fare da mediatore sarà sempre l’Egitto.
Sul tavolo finiranno tutti gli argomenti più spinosi: Israele chiederà il totale disarmo di Hamas, che a sua volta chiederà la revoca del blocco totale nella Striscia di Gaza. Ci sarà poi da discutere della liberazione delle centinaia di palestinesi imprigionati nelle carceri israeliane e l’ipotesi di costruire un porto a Gaza. Abbastanza insomma da far sottolineare al Washington Post come le tematiche più importanti siano ancora tutte da discutere.
I termini che hanno portato all’accordo assomigliano molto a quelli che misero fine dell’operazione militari nel 2012: “Dopo tutto questo terribile spargimento di sangue e tragedie per entrambe le parti, sembra che siamo tornati al punto d’inizio” ha commentato alla CNN Peter Beinart, giornalista esperto di cose mediorientali.
Immagine in evidenza: photo yonolatengo – CC BY 2.0