Economia, Di Maio: “Renzi fedele a Berlusconi”
Anno 476 dopo Cristo. L’Impero Romano d’Occidente è, ormai, a pezzi e l’ultimo imperatore viene sollevato dal suo incarico e deposto dal generale barbaro Odoacre. L’imperatore romano, Romolo Augustolo, viene ricordato come l’ultimo, assimilato come l’uomo della fine di un’era. Oggi Luigi Di Maio, deputato grillino, attacca Matteo Renzi, paragonandolo allo sfortunato ultimo imperatore.
Il discorso dei 5 Stelle è noto, ormai: la politica passata ha fallito. Adesso è l’ora dei cittadini, portavoce di altri cittadini. Il tempo del grigiore politico è terminato. E Renzi non è altro che la fine di questa settantennale messinscena: “per far ripartire l’Italia – sostiene Di Maio sulla sua pagina facebook – dobbiamo prima di tutto mandare a casa le forze politiche che l’hanno distrutta in questi anni. Incluso Renzi, che è il Romolo Augustolo dell’era dei partiti”. Il deputato pentastellato commenta i dati dell’Ocse sul Pil italiano (unico, fra i paesi del G7, ad essere in calo): “ci abbiamo provato in tutti i modi a fargli fare – riferito a Renzi – qualcosa di buono: dalle centinaia di nostre proposte – sempre bocciate. Fino ai tavoli di dialogo, in cui hanno rivelato ancora una volta la loro fedeltà a Berlusconi”.
Di Maio evidenzia l’impossibilità di rimettere in moto l’economia da parte di chi l’ha fermata, l’ha resta stagnante ed in perdita in tutti questi anni: “è evidente che chi ci ha rovinato non potrà farci ripartire. A chi non vuole capirlo auguro buona fortuna. Chi crede che la crisi del lavoro e della produzione che sta attraversando l’Italia valga un po’ per tutti gli Stati (quindi non c’è da preoccuparsi), evidentemente si è lasciato abbindolare dalle parole di un Governo che nasconde la polvere sotto al tappeto, raccontando ai cittadini che va tutto bene. L’Italia è l’unica in calo dei paesi industrializzati, detto da quei gufi dell’Ocse”.
Infine di Maio espone le iniziative pentastellate più volte proposte a Renzi: “l’Italia deve ripartire. C’è tanto da fare sulle politiche economiche, dall’abolizione dell’Irap per le imprese fino al reddito di cittadinanza. Ma è un piano che non potrà mai attuarsi se al Governo resteranno coloro che negli ultimi anni non hanno mai preso le decisioni che potevano salvare milioni di posti di lavoro”.
Daniele Errera