Riforma giustizia al rush finale: ieri incontro di maggioranza col ministro Andrea Orlando. Intanto il Nuovo Centrodestra ha chiesto di approfondire alcuni punti del provvedimento ma il tempo stringe. La riforma della giustizia è calendarizzata per il consiglio dei ministri del 29 agosto. E Renzi è determinato a rispettare i punti e le scadenze.
Renzi “entro mille giorni” vorrebbe dimezzare “l’arretrato del civile e garantire il processo civile in primo grado in un anno anzichè tre come oggi. Oggi la giustizia si ferma dall’1 agosto al 15 settembre. Noi proponiamo il dimezzamento della chiusura estiva dei tribunali: solo 20 giorni”.
Il guardasigilli Orlando riconosce “differenze di approccio anche sulle priorità di cui riferirò al Consiglio dei Ministri, mantenendo però l’obiettivo di portare in quella sede tutto il lavoro elaborato”. C’è stato però un “confronto sulle diverse modalità per affrontare questi punti, un confronto che è stato utile e che ha migliorato alcune delle soluzioni”. Entrando nello specifico il ministro della giustizia Orlando ha riferito: “Una parte riguarda il contrasto alla criminalità economica e il settore civile; l’aspetto ordinamentale del funzionamento della magistratura e una parte riguarda il processo penale. Su tutti questi punti andremo avanti oggi anche con la condivisione che si è rafforzata sull’impianto generale della riforma e con sottolineature che credo debbano essere prese in considerazione e comunque apprezzate adeguatamente nella discussione al Consiglio dei Ministri”.
COSTA (NCD) “GIUSTIZIA, SI RIFORMA MA NON SACRIFICARE GARANZIE” – “La riforma si farà e a differenza del passato toccherà e risolverà temi che da sempre hanno diviso la politica e l’opinione pubblica”. Lo dice, intervistato da La Repubblica, il sottosegretario alla Giustizia, l’alfaniano Enrico Costa, che però sottolinea come una buona riforma della giustizia “non sacrifica le garanzie”. Il Nuovo centrodestra rompe con il Pd sulla riforma? “Non è così. Per noi non può essere sacrificato il principio della ragionevole durata del processo. È sbagliato limitare gli appelli e i ricorsi ai gradi successivi. I processi non devono andare in fumo per prescrizione, ma i tempi non possono essere troppo dilatati. L’incombere della prescrizione è uno stimolo per il giudice ad accelerare i tempi. Vogliamo un processo rapido, con tempi certi, e fasi ben scandite. Il problema è che il 70% delle prescrizioni interviene durante le indagini preliminari”. Quanto alla delega al governo sulla stretta alle intercettazioni, Costa dice: “sarebbe un segnale importante perché gli ascolti devono finire nei processi e non essere pubblicati sui giornali. Sulla giustizia abbiamo sensibilità simili a quelle di Forza Italia. Il loro programma contiene elementi apprezzabili”, conclude il sottosegretario.