Tasi meno cara? Non secondo tutti. I dati diffusi dal ministero delle Finanze, che evidenziano un calo del gettito del 30% rispetto alla vecchia Imu – prendendo in considerazione solo i 2178 comuni che hanno già deliberato le nuove aliquote – vanno presi con le molle ed analizzati in maniera più approfondita. E’ questa l’opinione del Codacons che – tramite il suo presidente, Carlo Rienzi – spiega gli effetti negativi della nuova tassa.
TRA PESO ED ENTITA’ – Rienzi spiega che, “tralasciando il fatto che mancano all’appello gli altri 6.000 Comuni ritardatari”, il vero problema “non è l’entità del gettito, quanto la ripartizione del peso della Tasi sulle famiglie italiane”. Secondo il Codacons, infatti, “la tassa sui servizi indivisibili inciderà in modo più pesante sulle famiglie a reddito medio-basso rispetto a quelle con reddito elevato”.
DISPARITA’ SOCIALE – Per Rienzi la spiegazione è dovuta alle minori detrazioni, per effetto delle quali “chi possiede una abitazione con rendita catastale modesta si troverà a pagare di più rispetto all’Imu, mentre chi è proprietario di un immobile di prestigio sarà avvantaggiato dalla Tasi rispetto alla vecchia imposta”, con un gettito che “potrebbe addirittura essere inferiore rispetto all’Imu 2012”. Secondo il Codacons questa è una “evidente disparità sociale, una ingiustizia che si aggiunge alle tante che hanno caratterizzato la Tasi fin dalla sua nascita, con pagamenti diversificati sul territorio e scadenze variabili a seconda degli umori delle amministrazioni comunali”. Non va meglio alle imprese, per le quali la Tasi rischia di rivelarsi un vero e proprio macigno: “per aziende, uffici, negozi e capannoni la stangata calcolata dal Codacons supera quota 1 miliardo di euro”.