Kiev ha usato parole esplicite: la Russia ha invaso l’Ucraina. Tra accuse, riunioni d’emergenza e foto satellitari, nelle ultime ore la crisi in Ucraina sembra entrata in una nuova fase. Più incerta e più pericolosa.
I ribelli filorussi hanno conquistato Novoazovsk, cittadina a due passi dal confine russo, crocevia strategico nel sud-est dell’Ucraina. Kiev ha affermato che la città è stata conquistata da truppe russe. Il centro abitato si trova lungo la linea che collega la Russia alla Penisola di Crimea. Fino a pochi giorni fa, la porzione di terra ucraina che si affaccia sul Mar d’Azov era rimasta fuori dai combattimenti. Ora si è aperto un terzo fronte.
Come scritto dal Washington Post, le notizie che arrivano da Novoazovsk alimentano i timori che Mosca stia tentando di creare un collegamento via terra con la Crimea, mettendo le mani sulle ricchezze naturali della zona.
Kiev ha denunciato più di uno sconfinamento da parte di uomini delle forze armate russe nel corso degli ultimi giorni. Gli esperti dell’International Institute for Strategic Studies hanno identificato un carro armato russo in territorio ucraino. Gli Stati Uniti sostengono che nella regione di Donetsk sia in corso ormai da qualche giorno una controffensiva dei ribelli filorussi e che a coordinarla sia l’esercito di Mosca. Un funzionario statunitense ha detto ieri alla CNN che sarebbero un migliaio i soldati russi che stanno combattendo al fianco dei separatisti. La Nato ha diffuso le stesse informazioni aggiungendo che ci sono foto satellitari che mostrano truppe russe coinvolte in operazioni militari in territorio ucraino. Immagini che per il Cremlino “non ha senso commentare seriamente”. Mosca continua a negare il proprio coinvolgimento ma la tensione è altissima e lo è dopo quell’incontro tra Putin e Poroshenko che alla vigilia aveva fatto sperare in una soluzione diplomatica.
Merkel e Obama hanno definito “inaccettabile” il comportamento della Russia ipotizzando un nuovo giro di sanzioni. Mosca ha risposto mettendo in dubbio le forniture di gas all’Europa per l’inverno. Ma in ogni caso la strada delle ritorsioni economiche fino a oggi non ha dato i risultati auspicati. Gli ambasciatori permanenti dei paesi che fanno parte della Nato si riuniscono in seduta straordinaria oggi a Bruxelles. Per Washington non c’è più alcun dubbio che ci sia Mosca dietro il conflitto che si combatte in Ucraina: “I separatisti sono aiutati dai russi, sono addestrati dai russi, sono finanziati dai russi” ha detto Obama e i fatti delle ultime ore tolgono qualunque dubbio. “Non lanceremo una guerra Usa-Russia” ha detto il presidente americano, che però in agenda ha nuove basi e stanziamenti militari anche a tempo lungo quel confine orientale che divide Europa e Russia e che era andato smilitarizzandosi dal 1989 in poi.
Tutte le informazioni che arrivano dall’Ucraina suggeriscono un coinvolgimento sempre più massiccio e diretto della Russia nel conflitto e l’Occidente risponde alzando la voce.
Leonid Bershidsky, opinionista dell’agenzia Bloomberg, ha scritto che una escalation a questo punto è un pericolo concreto: “Ora che il coinvolgimento diretto della Russia sta diventando impossibile da negare, un’invasione più ampia diventa una possibilità”.
L’opinione pubblica russa sostiene il presidente Putin. Mosca continua a parlare della necessità di un’azione umanitaria nell’est dell’Ucraina condotta dall’esercito russo. Putin si è rivolto ai separatisti affinché venga creato “un corridoio umanitario” nei pressi di Novoazovsk per consentire ai soldati ucraini di “riunirsi alle proprie famiglie, tornare alle madri, alle mogli e ai figli. La Russia, da parte sua, è pronta a offrire aiuti umanitari alla popolazione del Donbass, coinvolta in una catastrofe umanitaria”.
Ma il confine è sottile. Alla BBC, Keir Giles, del Conflict Studies Research Centre di Oxford, ha detto che un intervento di Mosca potrebbe essere più simile a un’opera di ‘pacificazione’, con un coinvolgimento diretto delle truppe nella battaglia: abbastanza da rimettere in discussione i risultati ottenuti sul campo da Kiev nelle ultime settimane.
Al di là della veste con cui la Russia deciderà di giustificare il proprio coinvolgimento, quello su cui molti analisti concordano è che Mosca sta cambiando completamente il conflitto in Ucraina: negli obiettivi e negli equilibri. Ma anche nelle regole.
La Nato teme che la Russia voglia evitare la sconfitta dei ribelli e mantenere l’attuale situazione di incertezza nell’est dell’Ucraina. Per Kiev si fa sempre più alto il rischio di perdere un’altra porzione di territorio. Se la Comunità internazionale non dovesse riuscire a trovare il modo di far sentire efficacemente la propria voce, Poroshenko potrebbe essere costretto a concedere qualcosa a Mosca. Non è un caso che il New York Times abbia deciso di titolare un proprio editoriale in modo molto chiaro: “In Ucraina Putin mette alla prova l’Occidente”.
L’Ucraina orientale potrebbe diventare una specie di terra di nessuno controllata di fatto dai russi. Qualcosa di simile all’Abcasia e all’Ossezia del Sud in Georgia.