“Non sopporto più di vedere gente con il gelato, barchette e cavolate. Voglio essere orgoglioso di essere italiano, di poter dire che siamo veramente bravi come gli altri perchè lo siamo”. Lo dice l’Ad di Fiat Sergio Marchionne riferendosi implicitamente all’ultima copertina dell’Economist. A chi gli chiede se pensi che Renzi possa farcela, Marchionne al Meeting di Cl risponde: “La gente che si impegna nel fare le cose di qualunque colore è la benvenuta. Appoggio anche lui come ho appoggiato Letta e Monti. Se la sua agenda è di riforme e spingere il Paese avanti sono il primo ad appoggiarlo. Ma non sopporto più di vedere gente con il gelato, barchette e cavolate. Da italiano non lo voglio più sentire. Voglio essere orgoglioso di essere italiano, di dire che siamo veramente bravi come gli altri perché lo siamo. Abbiamo 80mila persone che non hanno paura di impegnarsi con la sfida globale. Non ho capito perché non possa farlo il Paese.
“Non possiamo aspettare più. Il sistema – ammonisce – ha bisogno di azione e bisogna muoversi. Ho preso la Fiat come esempio: non possiamo più aspettare che vengano modificate le regole, che la gente ci segua, che troviamo accordi, che troviamo soluzioni per tutte le poltrone disponibili. A me non interessa un cavolo”, conclude.
MARCHIONNE, FIAT ESEMPIO, ANCHE QUASI MORTI CI SI PUÒ RIALZARE – L’esempio del percorso fatto da Fiat, che Sergio Marchionne indica all’Italia, “non è per fare i presuntuosi”, dice, ma “per dimostrare che anche in situazioni disperate, anche quando la concorrenza ti considera morto, ti puoi rialzare”. Nel Paese serve una svolta, avverte più volte: “La realtà è che dobbiamo guardare avanti, che non possiamo più aspettare, il Paese sta prendendo una brutta impennata”. E, dice rivolgendosi agli imprenditori, “dobbiamo mettercela tutta da soli, una soluzione non arriverà dall’alto”. Marchionne fa anche riferimento ai «messaggi un po’ negativi arrivati dal presidente di Confindustria” ieri al Meeting, per indicare: “Io cerco gli elementi positivi”. Il richiamo è allo “stato di degrado della realtà industriale della Fiat del 2004”: una sfida, dice Marchionne, che “razionalmente »non avrebbe dovuto accettare; «Razionalmente non sarei dovuto venire, era una situazione impossibile da riparare”.