Italia: metà stipendio va in tasse
Quasi la metà dello stipendio dei lavoratori italiani viene divorato dal cuneo fiscale (47,6%); un dato che nel tempo continua a peggiorare e in cinque anni è aumentato dell’1,1%. Nei paesi Ocse, invece, il peso dei tributi e contributi sulla busta paga si ferma a poco più di un terzo (35,6%). La differenza è di 12 punti percentuali. È quanto emerge dalle tabelle sulla situazione nei paesi Ocse nel 2012, relativa a un single senza figli. Il lavoratore, si legge nel rapporto annuale dell’Eurispes, “è ormai avezzo all’enorme discrepanza esistente tra il salario lordo percepito e il corrispettivo netto di cui può effettivamente disporre”.
L’Italia occupa il sesto posto nell’elenco dei paesi ordinati sulla base del maggior peso del cuneo fiscale, che è occupato al primo posto dal Belgio (56%). I paesi che hanno raggiunto i migliori traguardi negli ultimi anni sono innanzitutto la Svizzera e i Paesi Bassi, che sono riusciti a ridurre il peso di tasse e contributi rispettivamente dell’8% e del 6,4%. Nel triennio 2007 al 2010 il livello del cuneo fiscale all’interno dei paesi dell’Ocse era diminuito dell’1,1% ma ha subito una “battuta d’arresto” negli ultimi anni, osserva l’Eurispes. Infatti se nel 2007 si attestava al 36,1% e nel 2010 scendeva al 35%, l’anno successivo tornava a crescere dello 0,5% e nel 2012 confermava il dato (con un lieve incremento dello 0,1). Secondo l’Eurispes l’incremento avvenuto in Italia tra il 2000 e il 2012 “è in controtendenza rispetto alla media delle altre economie”, che invece hanno fatto registrare un calo dell’1,1%