Una nuova ondata di proteste è attesa a Hong Kong dopo la decisione del governo cinese: nel 2017 la popolazione dell’ex colonia britannica potrà eleggerà a suffragio universale il capo del governo locale scegliendolo tra una rosa di due o tre candidati approvati da Pechino. E i movimenti di protesta che nei mesi scorsi hanno occupato le strade di Hong Kong sono pronti a tornare a farsi sentire.
Dal punto di vista amministrativo, Hong Kong è una Speciale Regione Amministrativa della Cina dal 1997 e gode di una certa autonomia: il capo del governo viene scelto da un comitato elettorale che può contare 1.200 membri. Per le elezioni del 2017 Pechino ha deciso che il comitato avrà il compito di selezionare una rosa ristretta di candidati che tra le altre cose dovranno dimostrare di avere sufficiente “amore per il paese”.
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La decisione non piace alla popolazione di Hong Kong che chiede di poter eleggere liberamente i propri rappresentanti e non di limitarsi a scegliere tra due o tre personaggi appoggiati dal governo centrale.
Pechino teme che concedendo libertà di azione a Hong Kong potrebbero finire per essere messe a rischio le fondamenta del sistema politico cinese in tutto il paese. Inoltre serpeggia il sospetto che paesi come la Gran Bretagna e gli Usa stiano pilotando o quantomeno cavalcando le proteste. Come scritto da Richard C. Bush del Center for East Asia Policy Studies del Brookings Institution, “entrambe le paure non hanno alcun fondamento, ma quello che conta è che Pechino ci crede”.
A Hong Kong i manifestanti che hanno fatto sentire la loro voce nei mesi scorsi assicurano di essere pronti a nuove proteste che paralizzeranno il centro finanziario della città. La decisione delle autorità di Pechino potrebbe incendiare definitivamente la protesta ma potrebbe anche finire per spaccare la città in più parti. Il Time ha scritto che Hong Kong potrebbe dividersi in due: da una parte chi è pronto ad accettare o semplicemente preferisce vivere sotto l’ala cinese; dall’altra un movimento agguerrito capace di portare centinaia di migliaia di persone in piazza.
Ma è da vedere anche che strada prenderanno le proteste, fino a oggi caratterizzate da episodi di disobbedienza civile. La dichiarazione di voler bloccare la city finanziaria non è stata accompagnata per ora da una strategia di più ampio respiro e la CNN ha ricordato che la polizia a Hong Kong ha mezzi e determinazione a sufficienza per gestire le proteste.
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